Il sorriso di James Murdoch e tutto quel che accade quando tocca uscire dall'ombra di papà

Paola Peduzzi

    Il vincitore infine è lui, James Murdoch, che era stato costretto a lasciare l’amata Londra – l’amata Europa: sì, c’è chi la ama ancora la nostra disperata Europa – dopo gli scandali sulle intercettazioni illegali di News International, trasferendo la famiglia che non aveva affatto voglia di tornare oltreatlantico: non che New York sia brutta, ma insomma con Rupert così vicino, e così indispettito, la vita non è facile. Il vincitore infine è lui, James, l’imprenditore di famiglia che non ama troppo l’old business caro a papà – la carta, la nostra amata carta, speriamo che James non ci faccia soffrire – ma ha una visione molto ampia e molto puntuale di come continuare a fare l’editore in questo secolo. Molti pensavano che dalle ceneri dell’impero britannico James non potesse risorgere: l’immagine della ragazzina rapita, uccisa e buttata in un bosco mentre i giornalisti del gruppo Murdoch hackeravano la sua segreteria telefonica, facendo illudere i genitori che la piccola fosse ancora viva, è stata per settimane pubblicata al fianco di quella di James – non ti puoi riprendere più dopo una cura d’immagine di quel genere. Ma poi si sa, lo dicevano già allora in molti, che quelli-che-Murdoch-è-finito hanno avuto i loro 15 minuti di celebrità, e poco dopo loro non esistevano già più mentre Rupert è lì che tuìtta giulivo su qualsiasi cosa e riempie titoli di giornali senza muoversi dal divano.
    James infine ce l’ha fatta: è lui l’erede designato del colosso Fox, con il fratello Lachlan a fargli da supporter, dopo che la faida tra i due si è già consumata e ricomposta. La sorella Elisabeth invece forse non si riprenderà più: per anni è stata lei a essere istruita come l’erede, e lei si è presa in carico la questione successione con spirito di squadra, è stata docile con quel padre burbero, conciliante quando lui era pronto allo scontro, ha avuto anche esperienze di successo. Poi si è sbagliata col marito. Ne ha scelto uno che non è mai riuscito ad andare d’accordo con papà, il disprezzo è diventato evidente e inguaribile, ci si sono messi tutti i pettegolezzi famigliari a inseguire la povera figliola. I legami con il presunto amante della terza moglie di Rupert, le liti con Rebekah Brooks, l’anima rossa dello scandalo delle intercettazioni (Rebekah è stata infine assolta, ma sulle prime, Elisabeth si era parecchio offesa quando il padre aveva detto di Rebekah: lei è la mia preferita, quella da proteggere), le feste di compleanno fantasmagoriche con tutta la mondanità immaginabile presente, e il papà che non si presenta perché il genero gli sta troppo antipatico. Insomma Elisabeth non ce l’ha fatta, nemmeno divorziando dal marito inviso è riuscita a conquistare l’ambito ruolo di successore.

     

    E’ rimasto il quieto James, al quale già tutti danno consigli non richiesti, come se fosse possibile sfogliare un manuale sulla leadership nelle grandi famiglie imprenditoriali per uscire dall’ombra di un padre così, come se James non abbia passato gli ultimi anni ad allenarsi, mentre attorno gli azionisti gli facevano la guerra, costringevano la famiglia a spezzare l’azienda in due, e andavano dicendo che un successore non poteva portare il cognome Murdoch, sarebbe stata una condanna a morte. Eppure il risultato è ancora incerto. Tutti gli dicono: non fare come Rupert, cercati una tua dimensione di leader, guarda avanti invece che indietro, e lui risponde sorridente – sorride tanto, James – mentre pensa a quel che c’è da sbrigare. Non c’è soltanto da gestire una successione tanto delicata quando non si è formalmente una monarchia (di fatto la linea dinastica c’è ed è chiara: Rupert ereditò dal padre il primo business della sua vita nell’editoria, che allora era piccolo e che nelle mani del figlio spregiudicato è diventato il colosso che è), ma ci sono anche tutti gli altri equilibri da ristabilire. Da anni si dice che l’ostacolo maggiore all’ascesa dei figli di Murdoch sia stato uno solo, e porta il nome di Roger Ailes. Settantacinque anni, caratteraccio, accuse di ogni tipo a carico, odiato dalla sinistra americana come nessun altro, Ailes è il “padrone” di Fox News nonché il braccio destro di Rupert Murdoch. E’ Ailes che ha scartato Lachlan anni fa dalla linea di successione, costringendolo all’esilio australiano, è Ailes che decide tutto quel che si muove nella tv politicamente più potente d’America. Il suo contratto scade a febbraio, non si sa se James si auguri che Ailes tolga il disturbo o se invece stia facendo di tutto per tenerlo, perché è sì un despota, ma in fondo il successo di Fox News è stato costruito da lui. Certo è che nella costruzione di questo rapporto si gioca buona parte del futuro di James: l’ombra di un papà può anche essere utile, certe volte, finché non fa buio, almeno, finché resta il rispetto e la vita insieme a fare da collante anche nei momenti più difficili. Con il braccio destro di papà, invece, è tutto un altro amore, o disamore.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi