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contro mastro ciliegia

Come è cambiata in pochi anni l'attenzione della sinistra all'antisemitismo

Maurizio Crippa

Condannare l’odio contro gli ebrei? Non si usa più. Ora va bene tutto. A Roma il corteo a Roma “in sostengno della Freedom Flotilla” ha tentato di sfondare i cordoni di polizia per dirigersi minacciosamente contro l’ambasciata israeliana

La sinistra-sinistra, via social, riesce a polemizzare con i riformisti del Pd riuniti a Milano persino sulla scelta della colonna sonora, Revolution dei Beatles sarebbe troppo al passato, ma soprattutto è troppo moderata. Da non crederci, eppure col suo passato più recente il Pd farebbe bene e confrontarsi. Ad esempio per misurare quanto abbia abbassato la guardia del controllo democratico sul tema dell’antisemitismo, rischiando la deriva verso secche pericolose. Bastano pochi anni. Il 2022. Raffaele La Regina era il segretario regionale del Pd in Basilicata, candidato alle imminenti politiche. Ma si lasciò scappare un pensiero sui social. Purtroppo il suo: “Credete più agli alieni o all’esistenza dello Stato di Israele?”, mettendo in discussione l’esistenza stessa del paese. Scoppiò una polemica, nel Pd, Enrico Letta segretario fu duro, pretese una motivata marcia indietro. 

 

Ora un Pd molto diverso s’accompagna in campo largo, anzi si fa proprio guidare, da partiti come Avs e Cinque stelle che non si peritano di candidare autentici antisemiti. E tutti zitti. Prima la “palestinese napoletana” Souzan Fatayer, nelle liste in Campania di Avs, responsabile di un post d’odio. Commentando le parole dell’ex ambasciatore israeliano in Italia ha detto: “Le parole di questo ebreo fanno rimpiangere l’incompleta missione di Hitler”. 

 

Poi il candidato palestinese grillino in Puglia, Jarban Bassem, con i suoi profili social pieni di attacchi a Israele. Ora questo Pd distratto sulla caratura democratica dei candidati alleati tiene bordone a Francesca Albanese. La special rapporteur che bullizzando il sindaco pd di Reggio Emilia, che pure la stava premiando, spiegò alla canea ululante e sbandierante che la parola “ostaggi” non va nemmeno pronunciata. Ma in più città molti sindaci del Pd hanno provato a darle la cittadinanza onoraria, ma grazie al Cielo qualcuno, come a Firenze, s’è fermato in tempo. Eppure il Pd, se ricordasse la sua storia, nel 2019, quando il Parlamento istituì la Commissione contro l’odio su proposta di Liliana Segre scatenò una polemica dai toni indignati (ma anche un po’ ciabattona, va detto) accusando il mancato omaggio alla senatrice a vita da parte del centrodestra. I cui rappresentanti non si erano alzati in piedi durante il voto, e tanto bastò per muovere accuse di mai sopito odio agli ebrei (e a tutte le minoranze) nelle animale nere delle destre fasciste. Adesso quel Pd fatica a prendere le distanze da Albanese, che si è alzata da uno studio tv appena è stata nominata Liliana Segre: e non per omaggiarla, ma per prenderne le distanze. La “special” ha definito la senatrice a vita una “pietra di inciampo”, un capolavoro di cattivo gusto, arrivando a sminuire la sua testimonianza di sopravvissuta ad Auschwitz con parole indegne: “Se una persona ha una malattia, non va a farsi fare la diagnosi da un sopravvissuto a quella malattia, ma da un oncologo”. Eppure c’è una parte consistente, della sinistra. In Francia, invece, l’eurodeputata nel raggruppamento di sinistra e attivista palestinese Rima Hassan è stata accusata per apologia del terrorismo dopo aver appoggiato su Instagram le esecuzioni pubbliche compiute da Hamas contro i palestinesi. Da noi si può inneggiare a Hitler e nessuno si pone il problema di rompere l’alleanza con partiti che candidano orditrici simili. 

 

La cosa paradossale, e significativa, è però un’altra. Fino a qualche anno fa il Pd si atteggiava a grande difensore (la chiave retorica resistenziale) dell’ebraismo e della libertà di esistere di Israele. L’accusa del sangue ricadeva ogni volta solo sulla destra. Ugualmente accadeva in tutti gli infiniti casi in cui Giorgia Meloni o chi per lei sono stati chiamati a rispondere di camicie nere, di saluti romani, di grida “presente!”. Lo scandalo nel 2020 per Galeazzo Bignami in divisa nazista da SS a una festa rimbalza ancora dagli archivi della pigrizia. Fino alla famosa inchiesta di Fanpage dello scorso anno coi filmati di alcuni militanti di Gioventù nazionale che lanciavano insulti antisemiti. Adesso quegli insulti si sentono in ogni piazza pro Pal.

 

Venerdì il corteo a Roma “in sostengno della Freedom Flotilla” ha tentato di sfondare i cordoni di polizia per dirigersi minacciosamente contro l’ambasciata israeliana. Un’ambasciata. In casi come questi, in passato, i membri del Pd eventualmente presenti hanno spesso fatto elegantemente finta di nulla. Vedremo stavolta. La sorveglianza democratica, si diceva una volta, evidentemente è meno di moda. Si dirà che è colpa di Netanyahu, anzi proprio di Israele. Può essere vero per il mutamento del giudizio politico, ma solo up to a point. Troppi sono gli episodi, in due anni, di mancata sorveglianza democratica. Così che oggi a scandalizzarsi per come è stata trattata Liliana Segre ci sono i partiti e i giornali di destra, e a condannare chi vorrebbe trasformare Israele in una “finzione di alieni”, come lo sciagurato Raffaele La Regina, c’è solo la destra.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"