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contro mastro ciliegia
Le parole improvvide di Roccella su Auschwitz e la lezione di Guccini
Le dichiarazioni della ministra sul valore educativo delle visite ai lager sono servite alla sinistra anti israeliana per tentare di rappattumare lo squarcio morale provocato da Albanese
Le parole improvvide di Eugenia Roccella sul valore educativo delle visite ai lager sono servite alla sinistra anti israeliana (fermiamoci qui) per tentare di rappattumare lo squarcio morale provocato da Albanese. Questo detto, è un peccato che la sinistra rappattumatrice si sia bellamente dimenticata di una canzone di Francesco Guccini, 1981, tra le più belle ma meno famose: proprio per il contenuto, forse. Lager inizia, non diremo roccellianamente, ma con una dura immagine del poco che tanti imparano dalle visite in quei luoghi: “Cos’è un lager? / E’ una cosa nata in tempi tristi / Dove dopo passano i turisti / Occhi increduli agli orrori visti / ‘Non gettar la pelle del salame’”. C’è disincanto ma nessun invito a cambiare meta delle “gite” scolastiche. Ma c’è anche qualche giudizio sincero, proprio sulla retorica ufficiale della sinistra (emiliano, Guccini la conosceva bene) forgiata per scaricare la colpa dell’antisemitismo e del totalitarismo soltanto sul fascismo: “Il fenomeno ci fu. E’ finito! / Li commemoriamo, il resto è un mito / L’hanno confermato ieri giù al partito / Chi lo afferma è un qualunquista cane”. Cos’è un lager? “E’ una cosa sporca, cosa dei padroni / Cosa vergognosa di certe nazioni / Noi ammazziamo solo per motivi buoni”. A futura memoria.

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