John Travolta al Festival di Sanremo - foto Ansa

CONTRO MASTRO CILIEGIA

Sanremo è lo specchio d'Italia e del suo provincialismo

Maurizio Crippa

Arriva John Travolta e l'unica cosa che riescono a fare è il ballo del "qua qua" con un attore che da noi pensiamo sia il nuovo Charlie Chaplin. Ma gli autori non li hanno? Non li pagano?

È il provincialismo, bellezza. La bella newsletter del Mulino "Strada Maggiore 37" ci ricordava ieri un libro del grande Edmondo Berselli, Storia dell’Italia leggera, in cui con profondità e ironia rifletteva sul rapporto biunivoco tra l’Italia e le sue canzonette festivaliere. È il pop, bellezza. Così diverso però dal provincialismo, che invece è una schifezza. Arriva John Travolta, un pezzo di storia del cinema mondiale. Non è questione se sia “polemica sul nulla”, se “sapeva tutto della gag”, né tantomeno che “siamo una colonia americana” come ha detto la brava comica, ma forse era una battuta.
 

Arriva John Travolta e non sanno né che fargli dire né che fargli fare. Gli fanno fare il ballo del Quaqua. Ma gli autori non li hanno? Non li pagano? Non è questione di niente, è soltanto provincialismo. Sanremo è lo specchio dell’Italia perché è lo specchio del suo provincialismo irredimibile. C’è un video in rete, è il set della scena del ballo di Uma Thurman e Travolta in Pulp Fiction, c’è Tarantino che balla anche lui, dietro la cinepresa. Tre enormi talenti, uno spettacolo. Arriva John Travolta, e l’unica cosa che gli viene in mente è farlo ballare con uno che da noi pensiamo sia il nuovo Charlie Chaplin.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"