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contro mastro ciliegia

Odiano gli ebrei che cantano

Maurizio Crippa

Alla manifestazione delle Comunità ebraiche di Roma si è cantato e ballato: è l'essenza di un popolo.  Ma c'è chi ha trovato "inaccettabile" persino questa espressione di vita, così tipica e potente. Sono gli stessi che dicono che i ragazzi di Nova se la sono meritata. Odiano la musica, odiano a morte un popolo che canta

Non ero alla manifestazione “No antisemitismo. No terrorismo” promossa  martedì a Roma dalle Comunità ebraiche, ma c’era il Foglio, e questo conta. A parte qualche ributtante adesivo con scritto “sionisti = nazisti” appiccicato dagli stessi che di solito strappano dai muri le fotografie dei cittadini israeliani rapiti, i resoconti parlano di begli interventi, calore umano, coraggio, appoggio senza se né ma del governo e dello stato italiani. Qualche spezzone video sui social ha mostrato, alla fine, i promotori cantare e danzare sul palco, commossi e avvolti nelle bandiere. Chiunque conosca anche solo un poco la cultura ebraica sa quanto il canto comune e la danza esprimano l’essenza di un popolo e di una storia. Eppure a commento, sui social e non solo, c’è chi non ha avuto vergogna a insultare quell’espressione di gioia e dolore, di vita. Odiatori che preferiscono forse le grida oscene di morte di Hamas, e che definiscono “intollerabile” il fatto che un popolo canti e balli. Una studentessa ebrea del MIT si è sentita costretta a lasciare gli studi dopo che alcuni studenti le hanno detto che chi è stato massacrato al rave di Nova “meritava di morire”. Odiano la musica e amano la morte. Anche alla fine di Schindler’s List c’è un popolo che canta. Odiano quel popolo, perché canta. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"