Ernst Renan in una fotografia di Adam-Solomon del 1870 (Wikipedia) 

contro mastro ciliegia

Renan, chi?

Maurizio Crippa

Da giorni su Rep. non si parla d'altro che del filosofo e storico dell’Ottocento francese di cui forse anche i lettori non sanno granché. Ma se lo cita Meloni dev'essere un terribile fascista

Alla faccia che da quando ci sono le destre il livello culturale è crollato (ma tranquilli che arriva Jasmine portacenere di Cristallo), sono giorni che non si parla d’altro, su Rep., che di Ernest Renan, filosofo e storico dell’Ottocento francese di cui forse anche i lettori di Rep. si sono chiesti annoiati: “Renan, chi?”. Il punto è che finché Sangiuliano straparla di Dante, è facile. Ma se Giorgia Meloni, per la festa dell’Unità d’Italia, sfodera una fior di citazione sulla nazione proprio di Renan, apriti cielo, bisogna fermarla. Era partito come un ussaro Corrado Augias, accusando Meloni di aver resuscitato un pericoloso nazionalista. Ma Meloni ha replicato puntigliosa, e l’ussaro disarcionato ha dovuto rinculare, “convengo che la formula ‘alfiere del nazionalismo’ può essere impropria per eccesso di concisione” e altri distinguo da sagrestia. Ma non si può darla vinta a Meloni. Su Renan, poi! Così da quattro giorni di interventi per spiegare che s’, Renan quell’orrido personaggio poi non era, però. Fino a Roberto Esposito, ieri. Che alla fine fa anche lui la fine dell’ussaro: “E’ anche vero che nei decenni successivi il nazionalismo s’è fatto l’imperialismo, e poi, all’epoca dei fascismi…”. Insomma, il punto non è Renan (chi?), il punto è che se lo cita Meloni, allora è fascismo. Ridicoli. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"