contro mastro ciliegia
La "soprana" e il giornalista collettivo
Lo svarione senza senso del Corriere, che in un titolo volge al (presunto) femminile la qualifica riservata alle cantanti donne. Militanza o ignoranza? E' probabile che sia solo un riflesso condizionato, ormai a qualcuno può venire il dubbio di dover femminilizzare anche i femminili
Pierluigi Panza è un bravo e raffinato giornalist* culturale del Corriere della Sera, ieri ha scritto una bella cronaca per il dorso milanese del quotidiano di via Solferino sul ritorno alla Scala di Anna Netrebko, brava cantant* russa che torna a esibirsi a Milano. Gli asterischi privi di senso che avete letto poche parole fa non hanno nulla a che fare né con lei né col bravo Panza, che nel suo articolo la chiama per ciò che è, “il soprano”, alludono alla scemenza che qualcun* al Corriere si è inventat* nel catenaccio, scrivendo “la soprana russa”.
Se sia stata la mossa ardita di qualche militante dell’equità di genere, o se sia il tasso di competenza linguistica dei giornalisti in caduta verticale, non sapremmo dire. In ogni caso è più probabile, ma non meno disperante, che si sia trattato di un riflesso condizionato. S’è fatta una tale e insensata questione di principio sulle qualifiche da essere scivolati sulle desinenze – spesso senza il minimo valore aggiunto –, così a qualcuno può venire il dubbio di dover volgere al femminile persino le parole femminili. Che “a” sia femminile e “o” maschile è però una credenza magico-cretina che i bambini dismettono non appena imparano l’alfabeto. Ma qui si è regrediti all’età evolutiva, e vedremo comparire prima o poi un “tenoro” o una “contralta”. Applausi.
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