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contro mastro ciliegia

Macron contro i vittimisti

Maurizio Crippa

La lagna, privata e sociale, e la società della chiacchiera portano dritti al complottismo. Macron vuole spezzare la dittatura del vittimismo, che riguarda i popoli ma anche i populisti. Avete presente Trump o Salvini? Ecco come si fa

Il lamento porta sempre discredito. Finisce più per eccitare la passione che per muovere a compassione. Alcuni, lamentandosi delle offese passate, aprono il passo a quelle future”. Così ammonisce, alla massima 129 (“mai lamentarsi”), il gesuita filosofo spagnolo Baltasar Gracián in un  manuale ad uso dell’uomo di mondo e di governo, Oracolo manuale ovvero l’arte della prudenza (lo pubblica Adelphi), che fu donato in traduzione anche a Luigi XIV. Il Re Sole ne fece buon uso, se seppe governare a lungo e resistere alle lamentele dei suoi sudditi e delle sue vittime, che pure avevano le loro  ragioni.

 

Se anche Emmanuel Macron abbia letto l’Oracolo non è dato sapere. Forse sì, a giudicare dal suo saper prendere di punta, con risoluta pacatezza, gli affari di stato e i sentimenti popolari, tra i quali il vittimismo complottista è uno dei più infantili e diffusi. Giunto al terzo anno all’Eliseo, Macron ha concesso una lunga intervista all’Express, la cui prima parte è stata pubblicata ieri (la seconda oggi) in cui risponde su moltissimi argomenti, dalla crisi economica alla pandemia alla globalizzazione. Ci sarà tempo per tornarci. Due cose però sono degne di nota a parte: parlano del carattere dei francesi (“siamo un popolo paradossale”) ma anche delle nostre società. E mettono il dito nella piaga. “Siamo diventati una società vittimaria ed emozionale”, abbiamo abolito l’accettazione di ogni complessità e dunque “la vittima ha ragione su tutto”. Una civiltà del piagnisteo (ogni anno che passa il libro di Robert Hughes diventa sempre più un classico) in cui, a livello individuale o complessivo, c’è sempre un torto da riparare. In cui la colpa è sempre di qualcun altro, e se proprio non c’è un governo o un vicino di casa da accusare si accusa la Storia. La colpa è degli altri, ognuno aspetta un risarcimento, fosse pure da Madre natura, perciò nessuno ha una responsabilità da prendersi per cambiare le cose.

 

 

Va detto che Macron non introduce il tema a proposito dei Gilet gialli (le vittime per antonomasia della crisi e della “Francia periferica”, parola che Macron aborre) o delle lamentele per la gestione del Covid. Sta rispondendo sul generale Pétain, dunque si prende un bel rischio su un terreno minato, le vittime dell’antisemitismo. “Io combatto tutte le idee antisemite di Maurras ma trovo assurdo dire che Maurras non deve più esistere”. Perché dal paradigma della vittima, il passo successivo è la cancellazione del colpevole. Vero o anche presunto. L’altro spunto notevole  è che la cultura del piagnisteo che blocca tutto non nasce da sola, fa parte di un circolo vizioso. La società orizzontale crea una crisi di autorità e uno scetticismo che però, al contrario del dubbio cartesiano che fa avanzare la conoscenza, porta “all’oscurantismo” e al “complottismo”. Macron usa proprio queste parole. Siamo diventati “la società del commento permanente”, c’è “un processo di decostruzione di tutti i discorsi”  che nullifica tutto in una opinione che vale un’altra.

 

Della triade malsana, il lemma che Macron sopporta di meno è il vittimismo, perché è la madre di tutti gli scaricabarile. Ha risposto a muso duro al vittimismo violento dei gilet gialli; ha imposto le misure toste sulla pandemia senza badare ai lamenti dei francesi; a un ragazzo che lo apostrofava con maleducazione  per la mancanza del lavoro ha risposto: attraversa la strada, in quel ristorante cercano un cameriere. Perché  “una comunità per andare avanti ha bisogno di una base comune, di un principio di autorità politica, accademica, scientifica”. Basta fare le vittime, basta non prendersi responsabilità. Veniamo da anni segnati malamente da Trump, vittimista in chief  che denunciava i complotti altrui mentre ne propagandava in proprio. Veniamo dagli anni segnati dal complottista di complemento e vittimista artigianale Salvini: è sempre colpa dei barconi, dei poteri forti. Che abbia letto l’Oracolo o abbia solo imparato un buon metodo di classe dirigente (è utile far parte dell’élite? Sì), Macron dice che che il circolo vizioso tra vittimismo e complottismo si può spezzare. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"