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Contro Mastro Ciliegia

Il #MeToo dei vicini di casa di Trump

Maurizio Crippa

Ora che l'hanno abbandonato proprio tutti, a parte forse i retequattristi, e l'ex presidente deve fare i bagagli, spuntano quelli del calcio dell'asino. Ad Atlantic City c'è un'asta per abbattere un suo ex casino e a Mar-a-Lago i vicini non lo vogliono tra i piedi. Ma prima dove stavano, tutti questi maramaldi? 

Ora che finalmente la data del trasloco di Trump dalla Casa Bianca è decisa; ora che lo hanno mollato tutti, compresa la “sua” Corte Suprema; ora che anche gli ultimi amici si sono sciolti al sole come il rimmel sulla ghirba di Rudy Giuliani; ora che tutti hanno riconosciuto la vittoria di Sleepy Joe, tranne i retequattristi, Salvini e la Meloni. Ora è il momento del calcio dell’asino, o potremmo dire del #MeToo del trumpismo: nel senso di quelli che arrivano fuori tempo massimo a deporre il loro obolo di disgusto.

 

Tipo il sindaco di Atlantic City, che ha deciso di mettere all’asta e trasformare in uno show il “diritto” di premere il bottone che farà esplodere l’ex casinò Trump Plaza,  inaugurato nel 1984 e destinato alla demolizione dopo essere finito in malandato disuso, come manco la sede della Casaleggio & soci. E pare ci sia la corsa, tra i cittadini forse in cerca di una riverniciatura dem, a chi offre di più per il botto. O tipo i vicini di casa di Mar-a-Lago, il buen retiro che The Donald s’era fatto a Palm Beach e che ora gli torna utile per sfangare la disoccupazione. Ma i vicini non lo vogliono. E impugnano un cavillo secondo cui, essendo il luogo un club privato, Trump ci può dimorare per non più di 21 giorni all’anno. I vicini di casa sono una cosa noiosa e insidiosa, come sapeva bene John Belushi. Ma quelli che si accorgono del fastidio quando il coinquilino cade in disgrazia, fanno un po’ ridere. Sono manovre goffe e con una dose superflua di maramaldismo un tanto al chilo. Ma prima dov’erano? 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"