Sergio Staino (foto LaPresse)

Il buon diavolo Staino

Maurizio Crippa

Il vignettista ha scaricato Avvenire. Perché, vedete, a certi veri credenti puoi toccare tutto, ma non Salvini

In occasione della canonizzazione di san Paolo VI, molto si è rievocato della volta in cui disse che “il fumo di Satana” era entrato in chiesa. Non avendo poi mai nessuno certificato che ne sia uscito, restiamo in attesa, e sul chi va là. Nel frattempo par di capire che qualcuno quel fumo se l’è proprio fumato, tipo quelli che avevano scritto a Sergio Staino, vecchio buon diavolo di vignettista, cose tipo “aspetto il giorno di vederla bruciare nelle Fiamme dell’inferno accanto a quell’attorucolo che oggi siede sul seggio di San Pietro”. Era un anno che Staino disegnava le sue vignette per Avvenire, il giornale dei vescovi, e ovviamente non tutto il pubblico della testata (ma anche quelli che non leggono un tubo, però stanno sempre attaccati ai social e ai siti tradizionalisti) aveva gradito, né apprezzato. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, qualche giorno fa, è stata una story in cui Staino attaccava Salvini, quello che insegue i negher col rosario, in cui gli dava più o meno dell’indemoniato. E’ allora che è scoppiato il pandemonio. Perché, vedete, a certi veri credenti puoi toccare tutto, ma non Salvini. Salvini per loro è il nuovo Carlo Magno, o il nuovo De Gasperi. Così il diavolo ha mandato una garbata lettera ad Avvenire e a quel pericoloso Frate Mitra del suo direttore, Marco Tarquinio, per dire che la collaborazione finisce qui, mica vuole provocare uno scisma, lui. C’è chi ha twittato: “#Tarquinio e #Staino sono due mascalzoni. Non si gioca e non si vilipende in modo irriverente il nome Santo di Gesù. Questa non è satira, è disprezzo del suo nome e di quello che ha fatto per la nostra salvezza. Si vergognino in eterno. Hanno tutto il mio disprezzo”. Amen. E Bannon santo subito.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"