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Canone svizzero

Maurizio Crippa

Non sono tafazziani, hanno la democrazia diretta ma sanno come usarla: anche gli elvetici votano il 4 marzo, per (non) abolire il canone radio tv 

Canone inverso è il titolo di un bel romanzo di Paolo Maurensig, preso in prestito da un tipo di contrappunto musicale “per moto contrario” che non provo nemmeno a spiegarvi, perché per me è più complicato del sistema di democrazia diretta della Svizzera. Ma avendo poco o punto da fare il 4 marzo, c’è tempo per raccontare qualcosa del canone svizzero, quello televisivo, e della superiorità del loro sistema politico.

 

Domenica, mentre gli italiani andranno a suffragare la loro democrazia indecisionale e inconcludente, dopo una campagna elettorale in cui s’è detto di tutto – compreso a un certo punto, e da parte del capo del partito più responsabile e affidabile in circolazione, che bisogna abolire il canone Rai – gli elvetici andranno a votare un referendum che chiede l’abolizione del loro canone radio tv. Un’iniziativa proposta dalla destra (populista, va da sé) e che potrebbe smantellare la maggiore impresa cultural-pubblica del paese. Bene. Secondo un sondaggio, quasi due terzi dei votanti intendono respingere la proposta e soltanto il 2 per cento è ancora indeciso. Perché gli svizzeri sono gente seria, hanno la democrazia diretta ma sanno come usarla, non sono dei tafazziani beoti e sanno che uno non vale la qualunque, quando si vota per le cose serie. E chissà se questo esempio possa suggerire un’inversione di tendenza, per il canone politico italiano.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"