Reinhold Messner. Foto di Peter Stevens via Flickr

Viva lo Yeti del grande Messner, antifascista delle nevi

Maurizio Crippa

Mentre siamo qua a spaventarci di quanto siano abominevoli gli skinhead nazistoidi, giunge dal lontano Himalaya una notizia che ci piace

Mentre in Italia si sta qui, tremebondi come un Maurizio Martina, o con il sopracciò dell’eleganza sciupata di un Tommaso Cerno, a spaventarci di quanto siano abominevoli gli skinhead nazistoidi che vagano per la pianura, giunge dal lontano Himalaya una notizia che ci piace: perché siamo montanari veri, e perché rende giustizia al grande Reinhold Messner, che è uno dei nostri pochi intellettuali di riferimento, e non scherziamo. Al quale in troppi hanno sempre dato del matto, o perlomeno del visionario d’alta quota, perché ha sempre sostenuto che lo Yeti esiste davvero (e l’aveva pure avvistato, lui). E che esisteva, però, non in quanto incubo delle cime, ma perché si tratta di un animale vero. Un orso, per la precisione. C’era chi rideva, dell’avvistamento dell’Abominevole uomo delle nevi e delle sue teorie. Invece ora un gruppo di ricerca dell’università di Buffalo comunica di aver esaminato, tra il Nepal e il Tibet, il dna di resti di alcuni animali, tradizionalmente attribuiti dagli abitanti del luogo allo Yeti. Bene, hanno verificato che erano orsi. E forse è niente di che, la notizia. Ma Messner ha sempre spiegato che la vera particolarità dello Yety (mai si permetterebbe di apostrofarlo “abominevole”) sta nel fatto di essere anche una leggenda, o un mito, che incarna una paura e un arcano, e che attraversa misteriosamente tutte le montagne del mondo. Sulle montagne sopra a Como ad esempio, l’Uomo Selvatico, il nostro Yeti, lo chiamano il Gigiatt. Ma se lo incontra Martina, lo scambia per uno skinhead.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"