L'insegna dell'hotel Rigopiano travolto da una valanga il 18 gennaio del 2017 (foto LaPresse)

Rigopiano, prima di morire, era vivo. Se ne può ridere

Maurizio Crippa

Dov’è la vergogna, o il reato di risata nelle conversazioni intercettate un’ora prima che una valanga travolgesse l’hotel?

Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita. E’ quanto accade, come ognun sa, a Monsieur de La Palice, vittima di un magnifico fraintendimento lessicale che però contiene una verità che ci piace dimenticare, non solo a noi della stampa ma a tutti i giustizieri da tastiera: che prima che una cosa accada, non è ancora accaduta. Vale per le valanghe, vale per i terremoti e persino se scivolate su una buccia di banana. Prima che la tragedia di Rigopiano accadesse, non era accaduta. Col senno di poi, si può stabilire se ci fu sottovalutazione (probabile) o addirittura dolo. Le famose intercettazioni a riguardo sono note da tempo. Quello che è insopportabile e pure stupido è che ieri, di fronte a nuove registrazioni pubblicate, ci fosse il pienone di titoli così: “Rigopiano: risate un’ora prima della valanga”. “Tutte le conversazioni shock”. “Le risate prima della tragedia”. “Risate e battute. Ecco tutte le intercettazioni della vergogna…”. Le “risate”, in realtà, si riducono a una sola: “E insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perché se dobbiamo liberare la spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno”. Parla un dipendente dell’Anas, un collega ridacchia. Ma un’ora prima che una valanga travolgesse l’hotel non era accaduto niente, ergo anche Monsieur de Rigopianò era vivo. Dov’è la vergogna, o il reato di risata, che è quel moto umano che accompagna il fatto stesso di essere vivi, prima di diventare morti?

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"