LaPresse/Stefano Colarieti

Essere Selvaggia e scoprire il circo mediatico giudiziario

Maurizio Crippa

Chi abbia rubato quelle foto, non s’è capito. Ma chissenefrega, quello è giornalismo d’inchiesta

In attesa che restituiscano al libero giornalismo Filippo Facci, o almeno Padre Livio, non possiamo che festeggiare l’assoluzione di Selvaggia Lucarelli, Guia Soncini e Macchianera per la storia delle foto del compleanno Canalis-Clooney finite in giro chissà perché. Siamo felici per @lasoncini (che volete, è il Foglio) ma anche per la portentosa Lucarelli, apodittica prima penna del Fatto. Magari le riesce di farci un paio di riflessioni: non personali, per carità, lei non sbaglia mai. Ma sul giornalismo giustizialista in generale, che frequenta. Ora si lamenta: è stata infangata, hanno scritto che sarebbe andata a battere cassa da Signorini, invece quelle foto le ha regalate: “Ho peccato di leggerezza… non sapevo cosa farmene e così le ho regalate”. Che sembra un po’ una spiegazione “a mia insaputa”, ma amen. La Canalis s’è incazzata, per l’assoluzione. E lei: “Mi dispiace… dovrebbe rispettare una sentenza di assoluzione completa”. Apperò, rispettare le sentenze di assoluzione: spiegarlo a quelli del Fatto, no? “Se poi pensa che io debba essere punita, credo che i sette anni che ho passato siano sufficienti”. Non è mai capitato a nessuno di essere accusati sette anni a cazzo, e sputtanati a mezzo stampa? No, non è mai successo. O almeno l’acuta osservatrice di costume non se n’è mai accorta. Fortuna che Travaglio ha fatto in tempo a far rettificare a Davigo il famoso brocardo. Se no adesso gli toccherebbe scrivere, della sua Selvaggia: “Non esistono giornalisti innocenti, ma solo”. Eccetera. Poi chi abbia rubato quelle foto, non s’è capito. Ma chissenefrega, quello è giornalismo d’inchiesta.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"