Concita, come reincarnarsi in tutti i grassroot che spuntano

Maurizio Crippa

"Sono nati che il dittatore era già morto”.

"Sono nati che il dittatore era già morto”. Bell’attacco per un reportage, niente da dire. Un carotaggio entusiasta nell’universo di “Podemos – Possiamo. Yes we can”. (E peccato che per iscritto non si riesca a fare il segno dell’hashtag con le dita, “hashtag Podemos”). Mica ragazzi, mica grillinos, anche se in comune hanno la radice “grassroot”, vuoi mettere? Vengono dalla controinformazione, dalla gioventù comunista. Rivoluzionari alla Tsipras, che avevano vent’anni nel 2000. Podemos, la promessa della rivoluzione che mancava, con la data di scadenza buona almeno per sei mesi. Quello di Concita De Gregorio su Rep. di ieri però non è un reportage. E’ una lezioncina coi fiocchi. E’ Podemos spiegata a loro stessi. Concita è la Maria de Filippi del giornalismo de sinistra, maestrina dominatrice e punitiva, che ti spiega il mondo, te lo sistema in un format di successo e ti trasforma da promessa in evento. Concita è una principessa Siddharta che si reincarna in ogni movimento grassroot che venga a portata di mano. Spiega a noi, a loro: “Una culla del pensiero non molto diversa da quello che fu la Facoltà di sociologia di Trento degli anni Sessanta-Settanta”. Accipicchia. Allora siamo amici. Tuttavia, “non si riesce a mettere a fuoco lo strabiliante e rapidissimo successo di Podemos se non si legge la radice ideologica e culturale del movimento”. E chi altri può metterlo a fuoco, se non la maestrina che calò l’Unità nel format: “Se non ora, sarà per la prossima reincarnazione”?

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"