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“C'è solo un Walter Zenga”. L'Inter non dimentica i suoi eroi

Maurizio Crippa

Contro il Crotone l’unico interista in campo, in tutto il campo panchine comprese, era lui: l'Uomo ragno

Poi ci sono anche notti così, sopra a San Siro. E chissà se la luna enorme sopra lo stadio era una Superluna, o era il Perigeo, ma non ci voleva un indovino per capire che avrebbe portato sfiga, e “frecc, fumm e fastidi” al popolo dei Bauscia. Ma ci sono notti così, per la squadra dei colori della notte, e capitano forse solo a lei, anzi senza forse. La notte che l’unico interista in campo, in tutto il campo panchine comprese, era lui. Era l’Uomo Ragno. Il ragazzo che partì dalla curva, dai Boys. “WALTER: dagli spalti al campo: vero cuore neroblu”, c’era scritto in curva. E anche: “C’è solo un Walter Zenga”. Perché il popolo Bauscia ha due problemi (al netto di quelli societari, di quelli con i cinesi, di quelli tra slavi e argentini negli spogliatoi e relative consorti in tribuna o nei social network).

 

Primo problema: ha una squadra che al momento, magicamente, fa schifo. Manco avesse Saturno contro, adesso sembra avere Spalletti contro e “Dio contro tutti”, come diceva Herzog, il Werner.

 

L’altro: ha un cuore grande così, e suoi eroi non se li dimentica mai. E allora, soffrendo e prendendosi a martellate come Tafazzi (Tafazzi è interista, ha appena ricordato Giacomino Poretti in una splendida intervista con Antonio D’Orrico su 7 del Corriere) tutti erano lì, a voler bene a Zenga. Che incidentalmente allenava il Crotone. Il Crotone che stava facendo un mazzo così all’Inter, a San Siro. Mentre agli Orfani di Ogni Cosa – di Mou, di un gioco qualsivoglia, della voglia e dell’impegno, e persino di Icardi – sembrava di tutto gli fottesse, nella vita, tranne che dei loro colori, del loro mestiere. E Sun Tzu Spalletti ciondolava la pelata, e smoccolava. E invece Walter Zenga alzava la pelata verso la luna. Forse persino commosso. Gli vogliamo bene.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"