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“Marty supreme”, il regalo di Josh Safdie

Mariarosa Mancuso

Il film del regista americano racconta la storia di un campione di tennistavolo ispirato a Marty “The Needle” Reisman, sportivo attivo negli anni Cinquanta, e interpretato da Timothée Chalamet

La stagione del cinema, a settembre, si era aperta con lo strepitoso Leonardo DiCaprio in “Una battaglia dopo l’altra” di Paul Thomas Anderson. Era un rivoluzionario fuori tempo massimo, in vestaglia a scacchi fuggiva dal suo rifugio “anti-sistema” (un tugurio in aperta campagna) per ritrovare la figlia scomparsa. Invano cerca di ricordare la parola d’ordine che serviva per mettersi in contatto con i compagni di un tempo. Ora siamo a Natale, arriva un altro pacco regalo (per gli spettatori americani, gli spettatori italiani dovranno aspettare fino al 22 gennaio). Si intitola “Marty supreme”, come la pallina arancione da ping pong brevettata dall’eroe del film, il campione di tennistavolo (alle Olimpiadi si chiama così) Marty Mauser. E’ ispirato a un campione realmente esistito, Marty “The Needle” Reisman, attivo negli anni 50.

 

Ma il cinema, se diretto da un campione come Josh Safdie – assieme al fratello Benny, erano i registi magnifici di “Uncut Gems” con Adam Sandler: su Netflix con il titolo “Diamanti grezzi”, anche le piattaforme ogni tanto producono cose buone – prende la vita e ne fa una cosa meravigliosa. Serve anche uno splendido e devoto attore come Timothée Chalamet: l’anno scorso suonava e cantava come Bob Dylan, ora gioca a ping pong come un campionissimo, contro un rivale venuto dal Giappone.

 

Marty è un ottimo sportivo. E soprattutto un grande affabulatore capace di reinventare il mondo a propria immagine. Nessuna difficoltà lo può fermare, sicuro del suo fascino porta l’amore di gioventù per una sveltina nel magazzino del negozio di scarpe (dove lavora il minimo indispensabile, gli servono soldi per viaggiare). Racimolati i soldi, va a Wembley per giocare il campionato. Scambia un’occhiata assassina con la moglie di un riccone, ex attrice. Poi, conquistata una stanza al Ritz, la invita in camera sua (grande ritorno di Gwyneth Paltrow, sogno erotico tra le lenzuola di seta e poi a Central Park, dove vengono sorpresi dalle guardie).

 

Volendo trovare un precedente letterario, viene in mente “Perché corre Sam” di Budd Schulberg (Sellerio): un giovanotto ebreo da fattorino sempre in movimento diventa un pezzo grosso di Hollywood. Anche il film di Josh Safdie corre a perdifiato, assieme al suo protagonista che se ne va di casa dal quartiere ebraico di New York dove è nato, chiede (con le cattive) i soldi che gli devono al negozio di scarpe, scappa dalla fanciulla incinta (che ha già un marito geloso), inventa e brevetta la pallina da ping pong marca Marty Supreme, arancione per spiccare su qualsiasi sfondo. Timothée Chalamet – strepitoso – non sta fermo mai. Resta calmo soltanto quando la sua vasca da bagno, con lui nudo a mollo, precipita al piano di sotto del vecchio caseggiato.

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