
Getty
la serie tv
Il remake di Harry Potter e noi, affezionati sempre alla stessa storia
Appena resi noti i nomi dei giovani attori per il remake della saga di J.K Rowling, sono arrivate le prime proteste da parte dei fan che invocano fedeltà al testo originario e ai personaggi. Tutti sembrano già insoddisfatti, troppo legati a quei volti che ci hanno fatto compagnia durante l’infanzia
Una volta era facile mostrare disappunto per l’adattamento cinematografico di un libro – poi il confronto sarà con la serie tv, perché intanto era scattata la sindrome che vedeva nelle serie il culmine delle possibilità narrative. Dicevamo: se volevi mostrare il tuo disappunto per il regista colpevole di non aver fatto bene il lavoro, prendendo un romanzo e trasportandolo al cinema, bastava dire “era meglio il libro”. Il discorso finiva lì: era meglio il libro, cosa state a discutere. Scrittura batte cinema, sempre. Si faceva la figura dei bastiancontario a dire che no, qualche volta almeno, il film era meglio del romanzo di riferimento. Il mondo era semplice. C’erano i libri e c’erano i film. A nessuno sarebbe mai venuto in mente di rifare un adattamento se il film non aveva raggiunto l’età canonica. Lo smisurato tritacarne che oggi deve produrre macinato fresco per alimentare le piattaforme – fate il conto di quel che pagate, sommando tutti gli abbonamenti, e gli abbonamenti dentro gli abbonamenti, e comincerete a farvi un’idea – non ha rispetto neanche per i grandi successi, ancora ben presenti nella memoria. Nel 2011, la serie di 8 film tratti da Harry Potter era arrivata alla fine, dopo aver incassato, solo al cinema, quasi 8 miliardi. J. K. Rowling aveva guadagnato il suo primo miliardo nel 2020, nel giro di 25 anni: prima, era così povera che andava a scrivere nei bar, in casa non poteva permettersi il riscaldamento.
Ora ha tanti soldi e tanti nemici: la comunità lgbtq+ le ha scatenato contro un guerra, per alcune su convinzioni in materia di femmine. Sono tali – sostiene – quelle che sono nate tali, le altre sono fasulle o avventizie. Il pudore, se parliamo di sfruttamento della proprietà intellettuale, ormai non esiste più. Possiamo dire – rendendo omaggio a Ennio Flaiano: “Nulla è più inedito del materiale già sfruttato”. Ma il remake che la Hbo ha messo in cantiere senza che siano trascorsi neanche 15 anni è preoccupante. Pur calcolando la scarsità del materiale originale che circola. Come i bambini, vogliamo sentir raccontare sempre la stessa storia. Harry Potter è una rara saga moderna, accanto a “Gli uomini che odiano le donne” con Lisbeth Salander: nei due casi, un personaggio che prima non esisteva irrompe nel nostro immaginario. Appena resi noti i nomi dei giovani attori, si sono levate le proteste. Chi ha invocato fedeltà al testo di J. K. Rowling, dove peraltro Hermione era abbastanza antipatica e saccente – la serie era dei maschi. Chi ha invocato la fedeltà a Emma Watson, l’attrice scelta per i film. Cominciamo a capire perché nessuno ha mai rifatto “Via col vento”, magari facendolo meno sudista. Oppure ridando alle ragazze del sud quel che è loro: il ruolo di Rossella O’Hara, dopo un cast negli Stati Uniti tutti – su internet potete veder qualche provino – è andato Vivien Leigh, inglese nata a Bangalore. Non proprio la tipica bellezza del sud.
Dopo un casting che ha preso in considerazione più di 30 mila candidati tra gli 11 e i 12 anni, la prossima Hermione sarà Arabella Stanton, che già ha recitato nel musical “Matilda” – era una delle 4 attrici che si alternavano sul palco. Le critiche che hanno subito colpito i tre ragazzini – a parte l’incapacità di apprezzare il nuovo – dipendono dalla posta in gioco: soldi e notorietà. Arabella soprattutto ha fatto da bersaglio: non è la classica “english rose” dalla pelle trasparente, come Emma Watson. Non è neppure nera come Paapa Essiedu, che sarà Severus Piton, insegnante alla scuola Hogwarts, già accolto malissimo. E’ che ormai l’infanzia dura in eterno, guai a staccarsi dai pupazzetti che ci hanno fatto divertire.