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dress code

C'è del salvinismo a Cannes: niente strascichi e scollature in nome della viabilità

Mariarosa Mancuso

Sul red carpet di quest'anno non si vedranno nude look e spacchi che inducono ad aguzzare la vista per sbirciare là sotto, insieme ad abiti troppo voluminosi che “impediscono il normale scorrimento del traffico”

Era il Festival di Cannes del 1997 quando Milla Jovovich –  attrice nel film di Luc Besson “Il quinto elemento” – avanzò sul red carpet come una dea. Aveva addosso un po’ di rete metallica, o altro materiale atto a simularne la consistenza a soprattutto la trasparenza. Una rete traforata con spalline a mo’ di reggiseno, e un gonnellino sempre in simil-metallo. Sandali. Gambe nude con calzari appena accennati. Era uno di quei mesi di maggio con la pioggia e con il vento. La fanciulla attese impassibile il suo turno, dopo la lunghissima sessione fotografica entrò in sala, senza un brivido.

 

Con il dress code di quest’anno, la supereroina Milla verrebbe rimandata in albergo a cambiarsi. Sono infatti vietati sul red carpet di Cannes, a partire da oggi, 13 maggio, i nude look, le scollature esagerate, gli spacchi che inducono ad aguzzare la vista per sbirciare là sotto. Sono vietati in nome della decenza, continua il comunicato, che prosegue con altri divieti: via gli abiti troppo voluminosi, peggio se hanno un lungo strascico – e qui spunta fuori il Salvini che si annida ovunque: impediscono il normale scorrimento del traffico.

 

Per chi non è mai stato nella bolgia: si intende “scorrimento” la fila di limousine e altri bestioni neri che procedono a passo d’uomo. Fanno scendere il divo o la diva, che più o meno a lungo firmano autografi, ricompongono lo strascico con l’aiuto di qualche valletto, e procedono verso la sala. Detto strascico costituisce un bel problema quando l’invitata deve sedersi al suo posto. Le vere dive hanno già provveduto, da anni vediamo fiocchi sul davanti, e silhouettes più asciutte e maneggevoli.

Negli anni pre-code, abbiamo visto Victoria Abril con una giacca che giacca non era. Aperta sulla schiena, tipo camice ospedaliero, lasciava vedere un bianco pagliaccetto. Però indossava scarpe con i tacchi, che qualche anno fa sono stati al centro di un’altra rissa. Un abito da sera deve includere le scarpe con i tacchi a spillo, oppure può bastare un bel sandaletto piatto? Magari la calzamaglia pesante che Isabelle Huppert portava sotto l’abito di pizzo a effetto nudo – e neanche l’ombra di una scarpa? Osavano soprattutto le ragazze famose per essere famose”, sempre più numerose anche a Cannes.

Dress code anche per i maschi, a cominciare dai fotografi. C’era la corsa agli smoking a noleggio, prima che il locale negozio Zara (benemerito) mettesse in vendita dignitosi tre pezzi a una cifra concorrenziale. Di rigorissimo, la cravatta. Anni fa, abbiamo visto respingere un nostro cavaliere: il molto elegante completo di stilista giapponese mancava di cravatta. Per una volta, le signore non sono penalizzate: un abitino nero e un paio di sandali con le perline bastano. Ribadito il divieto di selfie in passerella. Neanche i divi resistevano alla tentazione.
 

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