L’inglese è l’unica lingua con cui un indiano può rivolgersi a un altro indiano senza offenderlo. Lo diceva Salman Rushdie, quando per nemici aveva solo gli anticolonialisti nemici della lingua che (per esempio) aveva cancellato la professione di “interprete dei malanni”, che aiutava il medico a tradurre i sintomi (è in un racconto di Jhumpa Lahiri, periodo inglese). Del telugu – una delle 22 lingue indiane riconosciute ufficialmente, parlata da oltre 95 milioni di persone – niente sapevamo fino alla serata dei Golden Globe, martedì scorso. Quando “Naatu Naatu”, uno dei brani musicali candidati, ha battuto Lady Gaga, Rihanna e Alexander Desplat.
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