Wild Men. Fuga dalla civiltà 

Fuga dalla civiltà

Guerra e crisi del gas impediranno gli esercizi sportivi di ritorno alla natura. Non ci restano che i film

Rapine ai benzinai e canne attorno al fuoco. Ecco gli spassosi neo selvaggi (invecchiati male) di "Wild Men. Fuga dalla civiltà" del danese Thomas Daneskov

L’uomo con le pellicce addosso, l’arco e le frecce, scarponcini scamosciati (uguali a quelli che i primi illustratori disegnavano ai piedi di Robinson sull’isola deserta) ha sullo sfondo gli scaffali del supermercato. In mano, un cestino di plastica pieno di cose buone. Stava in un bosco della Norvegia, intento a procurarsi il cibo come gli antenati vichinghi. La capretta gli sfugge, acchiappa non si sa come una ranocchia e la arrostisce. Giusto un boccone, segue digestione laboriosa. Vede una stagnola dorata e luccicante – quel che resta di una barretta, le montagne non erano così impervie – e scende a valle per rapinare la stazione di servizio. 
   

“Wild Men. Fuga dalla civiltà” è un film danese diretto l’anno scorso da Thomas Daneskov (sarà nelle sale il 20 ottobre). Il tempo ha infierito. Guerra in Ucraina e crisi del gas toglieranno di mezzo gli esercizi sportivi di ritorno alla natura. Sciagure che si abbattevano sui maschi al volgere dei 50 anni, oppure venivano organizzati dalle aziende per fare team building – vige l’idea che dormire scomodi e mangiare male porti benessere mentale e stabilisca legami solidi. 
    

Divertimenti per chi sta bene, ovvio. L’emigrato che per caso incontra il neo vichingo Martin non capisce come mai gente che senza esserci costretta viva in tenda come i profughi. Lui spaccia hashish, sarebbe diretto in Danimarca, e ascolta la litania su “l’uomo deve vivere in solitudine, cacciava ma mica divideva il tetto con una moglie”. Sta al gioco, e dopo un minuto sono lì tutti e due a guardare il  fuoco acceso (una canna ha aiutato a stemperare l’aggressività, entrambi lo ritengono un virile passatempo).
     

Insieme vanno al villaggio dei vichinghi, gente che sembra vestita per un gioco di ruolo, corna barbe e tutto il resto. Fervorino su “qui noi maschi siamo veramente liberi”, e lo stesso vale per le femmine che ci stanno cucinando per noi le braciole con il ketchup. Ma servono soldi o carte di credito, e il disperato Martin fuggito nei boschi non ha un soldo – già aveva rapinato il supermercato alla stazione di servizio. “Questo furto è l’unica cosa davvero vichinga di questo villaggio”, dice Martin portando via un pacco di cibarie, e la Bmw del capovillaggio (turistico, si capisce, e del resto il sito del turismo dice che l’antico popolo norvegese era caratterizzato “dall’atteggiamento coraggioso e fatalista”. Paragona le loro navi veloci alle tecnologie che oggi collegano il mondo.
   

Fanno da contorno i coniugi che litigano perché “niente più sesso tra noi”, i compari dello spacciatore di hashish, un poliziotto vedovo (sembra che poliziotti ammogliati non ne esistano più, in nessuna fiction), le figlie del neo vichingo che tengono come animale domestico un coniglietto. I maschi fuggitivi si orientano con il muschio sulla corteccia degli alberi. Prima di guadare il fiume raccolgono il cibo in una sacca impermeabile e sbagliano clamorosamente il lancio, la corrente la porta via. Speranza di vita per i neo selvaggi, senza cellulare e rifornimenti, tre giorni al massimo.
 

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