Roma e il cinema, dal 13 al 23 ottobre. La rassegna torna competitiva

Mariarosa Mancuso

Una Festa molto impegnata, con sedici film a contendersi la Lupa capitolina

"Quando c’era Antonio Monda i microfoni funzionavano”. Il nome dell’ex direttore  viene invocato nella chat, a ogni ritardo o inciampo nello streaming. Ma intanto siamo tutti curiosi di ascoltare le novità. Oltre al logo con la lupa capitolina, che nei premi sostituirà il Marc’Aurelio – altri premi saranno intitolati alle glorie del cinema italiano: Monica Vitti per l’attrice, Vittorio Gassman per l’attore, Ugo Tognazzi per la miglior commedia.      
   

La Festa di Roma (dal 13 al 23 ottobre) torna competitiva. E vuole coinvolgere la cittadinanza intera. Senza dimenticare che quest’anno arriverà la riscossa del cinema in sala dopo i tempi grami. E che oltre al cinema bisogna tener conto dei documentari, dei film fuori formato, del cinema legato all’arte e alla fotografia, e delle serie. Quando l’avremo vista, siamo sicuri che “Sono Lillo” con Lillo Petrolo si rivelerà un capolavoro con “il più grande comico di questi anni” (dice la direttrice Paola Malanga in conferenza stampa). Non essendo fan di “LOL - Chi ride è fuori” e neppure di Posaman, al momento la presenza della serie (nella sezione non competitiva “Freestyle”) non pare indispensabile.
     

Gareggiano per la Lupa capitolina d’oro i sedici film, sette girati da donne, della sezione “Progressive Cinema - Visioni per il mondo di domani” (la Lupa con il Progressive fa a pugni, ma ci abitueremo). C’è l’inclusione, c’è l’impegno della Festa di Roma per il sociale e per l’ambiente, c’è la cena a sostegno della Croce Rossa italiana, c’è un evento nella Casa per i poveri del Papa, e dodici film per sensibilizzare la popolazione sugli effetti del cambiamento climatico, a cura di Ong Art for The World. 
      

Gli spettatori riempiono (riempivano) i cinema non per essere spaventati sui disastri climatici a venire, ma per divertirsi, e la Festa di Roma arriva quando i granai sono vuoti, un mese dopo la Mostra di Venezia. Vengono in soccorso le sezioni Grand Public e Best of 2022. Ritoccate nei nomi, sono le anteprime fuori concorso e i film provenienti da altri festival (le prime mondiali non sono necessarie per riempire le sale, anzi).     

  

+Apre la Festa “Il colibrì” di Francesca Archibugi, dal romanzo premio Strega di Sandro Veronesi. Nella sezione di incontri Paso Doble, lo scrittore sarà a confronto con lo sceneggiatore Francesco Piccolo – peccato non avere mai, ma proprio mai, conversazioni tra persone che potrebbero essere in disaccordo su qualcosa). Poi ci sarà “Bros” di Nicholas Stoller, già chiacchierato perché si tratta di una commedia romantica gay – giurano anche rispettosa, qualità che non si concilia benissimo con la comicità. “Amsterdam” di David O. Russel (il regista di “Joy” di “American Hustle”) ha un cast strepitoso per un noir anni Trenta. “Rapiniamo il Duce” di Renato De Maria, con Pietro Castellitto, ruota intorno all’oro di Dongo, seppellito da Mussolini prima di avviarsi verso la Svizzera.
      

Le proiezioni speciali vanno da vecchie bobine girate negli anno Sessanta da James Ivory (sarà uno dei premi alla carriera 2022) in Afghanistan, all’ennesimo documentario di Walter Veltroni. alla biblioteca di Umberto Eco. Aggiungete 11 film provenienti da altri festival, come “Armageddon Time” di Paul Gray, in collaborazione con Alice nella Città. L’omaggio a Marisa Paredes. I restauri da Gianni Amelio a Vittorio De Sica. I documentari. La retrospettiva dedicata a Joanne Woodward e Paul Newman, leggendari sposi hollywoodiani. Gli incontri con il pubblico e i convegni. Dieci giorni fitti, il tempo basterà solo per una ristretta selezione. Ma i produttori e altri addetti ai lavori ringraziano per l’ospitalità.
 

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