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Tutti gli acciacchi di Netflix

Mariarosa Mancuso

Ogni anno il New York Magazine fa un sondaggio: quattordici tra agenti, produttori, analisti, alti dirigenti degli studios e dei network si esprimono sulle piattaforme streaming. L’anno scorso Netflix era la numero uno. Ora non più

Ancora Netflix e il resto del mondo? Ancora Netflix e il resto del mondo. Tra i film da vedere questa settimana uno l’abbiamo scovato su Netflix, in questi tempi grami non è cosa da poco. Solo che un paio d’anni fa avremmo detto: ancora “Netflix contro il mondo”? I rapporti di forza cambiano, rapidamente, e dopo la pandemia che ha dato incredibile slancio alla piattaforma, gli ultimi risultati non sono stati eccezionali. Il rivale è il sonno, diceva Ted Sarandos, ma i soldi necessari per pagare gli abbonamenti a varie piattaforme, e le offerte delle medesime contano come fiancheggiatori o guardie del corpo.

Fin qui, sono cose che sapete. Forse non sapete che ogni anno il New York Magazine, nel numero dedicato alla tv, fa un sondaggio tra le persone che contano a Hollywood e anche a Wall Street (il calo degli abbonamenti incide – eufemismo – sul valore delle azioni). Interroga quattordici tra agenti, produttori, analisti, alti dirigenti degli studios e dei network. Sotto la più stretta promessa di anonimato, si esprimono sulle piattaforme streaming. L’anno scorso – stesso metodo, stesso anonimato – Netflix era la numero uno. Ora non più. Prima si sono piazzate Disney+ e in qualche caso Apple tv+. Nelle parole di un boss delle relazioni pubbliche: “A parte ‘Stranger Things’, Netflix è un pasticcio”.

Le piattaforme da giudicare erano otto (solo quattro sono attive anche in Italia, oltre a Netflix: Disney+, Apple tv+, Amazon Prime). Andiamo subito ai punti dolenti, gli acciacchi segnalati da chi fino all’anno scorso considerava Netflix il re – la regina – del settore. Il problema principale è l’algoritmo interno, che ormai guida tutte le decisioni. Ma non garantisce uno sviluppo e un posizionamento che vada al di là del clic d’impulso. E’ come se un supermercato avesse soltanto merendine, caramelle, altri sfizi. Prima o poi la voglia di un piatto di pasta viene a tutti. Senza contare la sovrabbondanza di titoli: la vertigine della scelta l’abbiamo provata tutti.

Apple tv+ è l’anti-Netflix, dice uno degli interrogati. La qualità ha la meglio sulla quantità. Quando la scelgo – aggiunge – mi aspetto qualcosa di nuovo, qualcosa di pensato e ben confezionato. Forse non durerà, ma la piattaforma fa valere il premio Oscar vinto con “CODA”. Ricordate la figlia di sordomuti che vuole cantare? 

Un piccolo film strappalacrime. Non l’Oscar più giudiziosamente assegnato, a nostro parere (non è la prima volta, ma qui non hanno neppure speso soldi in pubblicità). Per le piattaforme – i parenti poveri – comunque una medaglia. 

Va benissimo anche Disney+. Ma con i mille spin-off di “Star Wars” e il bottino di supereroi avuto in dote dalla Marvel partiva sicuramente avvantaggiata. Se riportano agli antichi fasti la Pixar, è fatta.

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