L'attore Ed Byrne, tra gli intervistati dal Guardian

Popcorn

Il comico non è mestiere per tutti

Mariarosa Mancuso

I comici si raccontano sulle pagine del Guardian. Lo spettacolo prima di tutto, anche prima degli schiaffi

Chi sale sul palcoscenico con il microfono in mano e deve intrattenere, esposto ai disturbatori che si trovano nel teatrino sotto casa, oltre che agli Oscar. Persone che non apprezzano la battuta, pensano che non faccia ridere, che sia volgare, che su quel palco sarebbero più bravi (magari hanno solo le paturnie loro, e invece di spararle grosse su Twitter si sfogano così). Quasi sempre in stato di ebbrezza più o meno pronunciato, muovono verso il cabarettista per dirgliene quattro. O urlano qualcosa dal fondo della sala. Arrivare allo schiaffo è cosa che succede sul palco degli Oscar, l’avanspettacolo conosceva dissensi a base di ortaggi lanciati sul palco.


Parlano i comici, interrogati dal Guardian. Quasi tutti concordano sul fatto che fare lo stand up durante la cerimonia degli Oscar è il lavoro peggiore che possa capitare. Ed Byrne fa la lista, in ordine di gradimento: un pubblico che è venuto a vedere te, un pubblico che è in sala perché vuole ridere, un pubblico che è in sala per altri motivi, composto da persone che si conoscono tra loro, e – aggiungiamo noi – un po’ nervosette per quel che accadrà. Per questo la sadica telecamera inquadra tutti i candidati, quando viene aperta la busta e proclamato il vincitore: gli altri devono sforzarsi di sorridere come se avessero vinto loro. Un fumetto dei “Peanuts” diceva: “Odio suonare in un posto dove c’è gente che mangia”. Agli Oscar aspettano solo che il comico si sbrighi, finisca il suo numero e vengano assegnate le statuette. Per qualche anno il cerimoniere è stato abolito, senza che si notasse la differenza, e in altre occasioni le battute sui presenti erano molto più pesanti di quella che ha fatto arrabbiare Will Smith. Nessuno si è alzato per schiaffeggiare nessuno.

 

Capita, però. Agli Oscar e in occasioni meno prestigiose. I comici concordano anche sul fatto che Chris Rock ha gestito benissimo la situazione, sorridendo e applicando la regola: “Lo spettacolo deve continuare”. Si racconta, ma forse è una leggenda, che un altro comico disse al pubblico che disturbava: “Io faccio questo mestiere da 20 anni, voi da quanto siete spettatori?”. Intanto Will Smith inveiva difendendo il buon nome della moglie, che però – va detto – ha fatto della sua alopecia un discorso pubblico. Per quanto fastidiosa, micidiale per il narcisismo di chi deve stare in scena – e per quello di chiunque, non è una malattia mortale né invalidante. L’invasione di palcoscenico è stata vista oltre 80 milioni di volte – non ci sentiamo di escludere la mossa pubblicitaria. Un altro comico disse a un disturbatore violento: “Se mi avessero detto che andavo allo zoo avrei portato le banane”. Era bianco con un pubblico bianco, l’unico che ancora si può sfottere.

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