Foto di Vincentas Liskauskas (Unsplash) 

Da disney a Netflix

Troppe tasse, bye bye Hollywood! Così i grandi film salutano la California

Mariarosa Mancuso

Le piattaforme streaming e le grandi produzioni americane, tagliano il cordone ombelicale con gli studios, dove non si gira più nemmeno Indiana Jones

Diciamo Hollywood per capirci. E per offrire ai cinefili anti americani un bersaglio contro cui scagliare le freccette – esistono ancora, meno scatenati: tra Mubi e Netflix nel segreto della loro cameretta hanno scelto Netflix. I film non si girano più lì, e non parliamo soltanto delle storie da resort bisognose delle Hawaii. Non si gira a Hollywood neppure “Indiana Jones”. Troupe e attori, Harrison Ford in testa, sono a Pinewood (Buckinghamshire): i leggendari studi di produzione dove tradizionalmente si girano i film di James Bond. Oggi occupati dalla Disney, che oltre all’ultima (forse) avventura dell’archeologo con la frusta irrispettoso delle diversità culturali lì sta girando “Andor” e “Pilgrim”, due serie appartenenti all’universo “Star Wars”.

 

Mica è finita: anche il nuovo “Ant-Man”, il nuovo “Guardiani della Galassia” e il live action “Biancaneve” (un team di cervelli sta studiando l’eliminazione di ogni dettaglio che possa irritare gli irritabili). Gli inglesi esultano sul supplemento del Times dedicato alle arti e allo spettacolo, non privandosi dell’illustrazione apocalittica: un lampo da fine del mondo sulla collina Hollywood. L’elenco è impressionante, non c’è solo Pinewood. Negli studi di Leavesden stanno girando “Missione Impossibile 7”, il prossimo “Fantastic Beast” (spin off di “Harry Potter” che per via degli incassi crescenti si moltiplica a dismisura), il nuovo “Batman” con Robert Pattinson, il prequel di “Game of Thrones” intitolato “House of the Dragon”, “Wonka” con Timothée Chalamet –  da leggersi Willy Wonka, nel prequel di “La fabbrica di cioccolato”. Netflix ha scelto Shepperton come base in Gran Bretagna nel 2019, lì stanno girando “Cena con delitto 2” e il remake di “Matilda”. Poco lontano, sempre nel Surrey, i Longcross Studios ospitano il nuovo “Doctor Strange”, “Captain Marvel”, e una nuova “Band of Brothers”. 

 

Senza contare l’elefante nella stanza. Vale a dire il brusco e doloroso – per la Nuova Zelanda che ci aveva fatto un conto e investito parecchio – trasferimento in Inghilterra della serie Amazon “Il signore degli anelli” (altro prequel, viene prima di quel che lungamente si racconta nei libri di Tolkien). La prima stagione uscirà a settembre del 2022 (i fan contino i giorni) ed era stata girata in Nuova Zelanda, pronta ad accogliere attori e tecnici per altri cinque anni. La decisione di spostare baracca e burattini è stata rapida, e certamente motivata da cospicui vantaggi fiscali. Il 30 per cento, che sale al 40 se anche la post-produzione si fa negli ottimi stabilimenti in Inghilterra. Molti attori della serie sono inglesi, e non avevano tanta voglia di stare anni lontani da casa (mentre il cast della saga diretta da Peter Jackson si era adattato all’esilio).

 

Il Covid ha fatto la sua parte e girare senza attraversare i continenti è sempre più allettante. Neil Gaiman e Douglas Mackinnon, showrunner e regista della serie “Good Omens” prodotta da Amazon Prime, hanno addirittura celebrato gli studi di produzione scozzesi. “Non bisogna andare a Londra per girare una bella serie” (parlavano della seconda stagione: la prima era stata girata in Sudafrica, ed era anche piuttosto divertente). La serie “Sandman”, sempre tratta da Neil Gaiman, si sta girando invece a Shepperton. Sono state le piattaforme streaming a staccarsi per prime da Hollywood, nella loro ricerca di prodotti “locali”. Anche le grosse produzioni americane stanno tagliando il cordone ombelicale. I blockbuster dell’estate – lo spassoso “Suicide Squad” e il meno spassoso “Jungle Cruise” – sono stati girati ad Atlanta, la Hollywood del sud (sconto fiscale: 20 per cento). “Black Panthers 2” seguirà.

Di più su questi argomenti: