Popcorn

Bliss

di Mike Cahill, con Owen Wilson, Salma Hayek, Madeline Zima, Ronny Chieng, Nesta Cooper (Amazon)

Mariarosa Mancuso

 

Ma come hanno conciato il bellissimo Owen Wilson? Lui che assieme a Vince Vaughn si infiltrava ai matrimoni a caccia di damigelle e invitate da consolare (era anche uno degli sballati fratelli che sul “Treno per il Darjeeling” di Wes Anderson si disputavano l’eredità paterna, un set di valigie Vuitton). Una passata di brillantina in testa, i capelli tirati indietro, la faccia di uno che non sta tanto bene. Fuori dalla finestra vediamo un cartello: “Clinica di riabilitazione Porto Sicuro”, qualcosa vorrà dire. Qui però siamo in un grande ufficio, Owen Wilson non prende le telefonate, sta chino sul tavolo a disegnare femmine e case, su due piedi lo licenziano. Rissa con morto. Cadavere appeso ai ganci della finestra. Non è un grande inizio, per un film intitolato “beatitudine” – insomma, quella felicità che porta fuori dal mondo.

 

Owen Wilson scappa, va a farsi qualcosa di forte al bar, e lì incontra Salma Hayek, che somiglia tanto alla donna del disegno e gli chiede “sei reale?”. “Ti tiro fuori dai guai se mi riporti una collana preziosa” è il patto. La collana, sostiene, serve per manipolare e disfare il mondo. Al cinema, dove si è recato affrontando il traffico (bei tempi, la singolarità della vita sta nel farci rimpiangere quel che abbiamo odiato), lo spettatore magari resiste, se in compagnia non vuole essere il primo a dire “ce ne andiamo?”. Sul divano di casa resistere è più arduo, quando Salma Hayek – Isabel, nel film – dice: “Il mondo è solo luce che rimbalza sui neuroni”. Anche il cinema lo è, ma in giro – e a distanza di qualche clic – c’è molta luce migliore di “Bliss”: una storia d’amore con pretese, puntellata da rompicapi sull’universo: il vero, il falso, il virtuale, la poco credibile recitazione di Salma Hayek.

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