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La Nuova Tecnologia

A Novara la scienza è più concreta delle ideologie: ecco le risaie del futuro

Roberto Defez

Quindici eurodeputati - dai Verdi ai Conservatori - toccano con mano le Tea (tecniche di evoluzione assistita), che aiutano il riso a resistere ai funghi. L’Italia fa da apripista con campi sperimentali sostenuti da fondazioni e università, anzichè dallo stato. Come quello di Borgolavezzaro

Alle 15 e 30 di lunedì 15 settembre scorso, una grande corriera arriva in una risaia della provincia di Novara. Ne escono, uno dopo l’altro, una trentina di persone che forse mai avevano calpestato un campo fangoso e brullo di riso. Vengono accolti da Elena Lovati, un’agricoltrice entusiasta di poter mostrare loro il suo lavoro quotidiano. Gli ospiti non sono agricoltori, non sono studenti, non sono nemmeno turisti, sono 15 europarlamentari, con staff e traduttori. Li guida Veronika Vrecionova, un’economista della Repubblica Ceca, eletta tra i Conservatori che guida la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. Ben 15 europarlamentari hanno fatto tappa per due ore in una risaia di Borgolavezzaro, nel mezzo del nulla. Li ha portati lì il capodelegazione di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, anche lui del gruppo dei Conservatori. Ma tra i 15 eurodeputati ci sono esponenti di tutti i gruppi, dai Socialisti ai Verdi, dai Patrioti ai Popolari. Avete mai sentito di 15 deputati, o assessori regionali o consiglieri comunali, o anche di circoscrizione che vanno in visita ad un campo agricolo e dibattono per due ore sulle caratteristiche delle diverse varietà di riso, le loro malattie, i rimedi, le problematiche di mercato, le avversità che devono affrontare gli agricoltori?

Ma cosa c’era di così speciale a Borgolavezzaro? Quello di Elena Lovati era uno dei tre campi sperimentali (gli altri in provincia di Pavia sono di Ente Risi e di Federico Radice Fossati) nei quali, grazie al sostegno ed al finanziamento della “Fondazione Bussolera Branca”, Vittoria Brambilla e Fabio Fornara dell’Università Statale di Milano hanno messo in coltivazione per il secondo anno consecutivo un riso modificato con la tecnologia del “Crispir”, un metodo che permette di correggere difetti o debolezze delle nostre piante così come farebbero (aspettando secoli) le mutazioni spontanee del Dna, producendo quello che chiamiamo languidamente: biodiversità. Sì, perché la biodiversità è una diversità, ossia una o tante mutazioni genetiche che cambiano le piante, con modifiche che ci piacciono o che sono utili a noi consumatori e quindi decidiamo di riprodurre. In questo caso, gli scienziati hanno provato a bloccare la serratura che permette ad un fungo patogeno, il brusone, di entrare nelle piante di riso e devastare le colture. Elena Lovati lo sa bene, perché per lei è un flagello, e ogni anno è costretta a spargere fungicidi per salvare il raccolto. Non vorrebbe usarli, ma non esistono alternative, se non nelle favole che si raccontano ai bambini per farli addormentare. E da un quarto di secolo siamo stati tutti narcotizzati nel sogno del tutto Naturale (in ossequio alla dea Natura) e del tutto sano, pulito e giusto, come se si potesse fare reddito con i rimedi che vanno bene per quelli che coltivano un orto e a stento riescono a nutrire sé stessi, al prezzo di un enorme consumo di suolo.

I quindici europarlamentari sanno che coltivare il balcone di casa non è come fare imprenditoria agricola, sanno che la tecnologia ora riesce a coniugare la tutela dell’ambiente con la tutela del reddito: come appunto Crispir, che in italiano noi chiamiamo Tea (tecniche di evoluzione assistita). Gli europarlamentari sanno che ora il boccino è nelle loro mani e stanno cercando di legiferare su come uscire dall’incubo mediatico e psicotico degli Ogm, senza entrare nel mondo delle illusioni del Bio. La mediazione normativa si fa all’Europarlamento e allora sono venuti a vedere di persona. Sono entrati nei campi, hanno toccato e accarezzato le piante migliorate per tollerare meglio il brusone. Sono venuti in Italia perché siamo noi che abbiamo aperto le porte a questa tecnologia. Non ancora con finanziamenti ingenti, e quindi meno male che ci sono le fondazioni a dare una mano. Stiamo facendo da apripista, da modello, da esempio per tutta Europa, grazie al coraggio di scienziati ed imprenditori agricoli testardi e competenti che mettono a disposizione i loro campi. E quando gli europarlamentari hanno toccato con mano l’entusiasmo e la competenza dei tecnici, i preconcetti e le paure da salotto hanno lasciato il campo alla luce del ragionamento e dalla prospettiva di entrare, finalmente, nel terzo millennio.

La ricerca non risolve i problemi in un giorno, servono anni e i dati del riso Tea raccolto ora sono incoraggianti. Gli europarlamentari hanno deciso di guardare negli occhi i problemi reali che ci costringono a importare fiumi di derrate alimentari, a penalizzare gli agricoltori, mentre raccontiamo la favoletta del tutto fatto a chilometro zero. Iniziamo finalmente a fare la ricerca scientifica a chilometro zero.
 

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