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A cena col conservatore /3

Il Lambrusco Ancestrale che piace alla sinistra, unico nettare degno di me, conservatore solitario

Camillo Langone

Per i produttori e per i bevitori dei miei lambruschi preferiti, quasi tutti tatuati, quasi tutti anti Israele, si potrebbe perfino riesumare la definizione “extraparlamentare di sinistra”. E’ un mio grande cruccio

Ho lo stesso problema di Flannery O’Connor: i miei lettori non credono a ciò in cui credo io. In una lettera della grande scrittrice sudista si legge: “Se c’è una cosa tremenda a scrivere quando si è cristiani è che per te la realtà suprema è l’Incarnazione, e all’Incarnazione non ci crede nessuno; nessuno dei tuoi lettori, cioè. I miei lettori sono quelli convinti che Dio sia morto”. I miei lettori sono quelli convinti che lo champagne sia meglio del Lambrusco. Per trovare qualcuno che preferisca il Lambrusco allo champagne devo andare a sinistra e pure molto, non certo dalle parti di Calenda ma dalle parti di Bonelli e oltre. Per i produttori e per i bevitori dei miei lambruschi preferiti, quasi tutti tatuati, quasi tutti anti Israele, si potrebbe perfino riesumare la definizione “extraparlamentare di sinistra”. E’ un mio grande cruccio. Com’è possibile che i conservatori non apprezzino un vino prodotto con quello che si chiama “metodo ancestrale”? Ho soltanto una spiegazione: i conservatori sono tutti sedicenti, l’unico conservatore vero sono io. 

 

Mi sarebbe piaciuto invitare Mario Soldati, ispiratore del titolo di questa serie di articoli. In “Vino al vino” scrisse: “Lo champagne non è quasi vino, è una bibita da consumare quando non c’è di meglio”. A casa mia c’è sempre di meglio, dunque niente champagne e nemmeno simil-champagne franciacortini o trentini o quegli spumanti foggiani che piacciono a Giuseppe Conte (per la comune foggianità, immagino). Soldati purtroppo non c’è, essendo morto nel 1999, ma c’è sempre un Lambrusco di Sorbara rifermentato in bottiglia (appunto il metodo ancestrale) per aprire le danze. Un Lambrusco chiaro appena estratto dal frigorifero che si abbina meravigliosamente ai salumi così come a qualsivoglia altro cibo: non conosco vino più versatile. Può essere un Lambrusco del Fondatore (Cleto Chiarli), storicamente la prima bottiglia di questa tipologia a presentarsi perfetta, o un Lambrusco Ancestrale di Bellei, o un Falistra del Podere Il Saliceto, o certi Sorbara di Bergianti e di Angol d’Amig, vernacolari oltre che ancestrali. E poi? Col secondo? E poi col secondo un rosso fermo e però al passo coi torridi tempi, quindi basso di tannini e amico del frigorifero. Perché un conservatore non è un passatista e giudica il frigorifero (così come la lavatrice e la lavastoviglie) un dono della Provvidenza. E comunque se qualcuno mi regalasse un castello munito di cantina scavata nella roccia farei a meno del raffreddamento artificiale, promesso. Intanto ascoltiamo i maestri: Angelo Gaja mi dice di bere il suo Sito Moresco a 9-10 gradi e il Barbaresco a 13-14 e io ovviamente eseguo. Infine, con il dolce o dopo il dolce o al posto del dolce? Un vinsantissimo come il San Petrolo 2001, e sottolineo 2001. Perché, cito ancora una volta Gómez Dávila, “è nobile solo ciò che dura”.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).