in America

Cosa non dicono i dati sull'export del vino italiano negli Stati Uniti

Luciana Rota

Il valore delle esportazioni è diminuito: meno consumo domestico ma non nei ristoranti o nelle enoteche che servono i locali. Il mercato per le bottiglie italiane sta cambiando

Quanto vino italiano viene bevuto negli Stati Uniti alla luce dei grandi eventi del vino mondiale? Alla luce dei dati diramati da Nomisma e Vinitaly, l'Italia brinda un po’ meno e – sembra – cerca più qualità in una fascia di prodotto premium. Dopo Paris Expo e Prowein a Düsseldorf, prima del prossimo Vinitaly, dal 14 al 17 aprile a Verona, c’è un evento mondiale ormai tradizionale che tasta il polso al mercato americano con un tour scattato il 18 marzo da Washington e da New York (19 marzo) che collega la East Coast con la West Coast di San Francisco (27 marzo) passando dal Texas (Austin 21 marzo) e dal Canada (Denver, 23 marzo).

Cinque tappe dello Slow Wine Usa world tour per un incontro tra produttori italiani – 80 per cento dei presenti nei banchi di assaggio – e produttori americani, una settantina a ogni tappa, soprattutto occasione di degustazione e di approfondimento per il trade con importatori che variano di stato in stato e in parte per i consumatori, come accaduto il 19 marzo a New York, a Eataly Downtown, con un doppio evento che ha coinvolto oltre 500 operatori. Un successo notevole.

Se il mercato statunitense, pur rimanendo il principale importatore mondiale di vino, nel 2023, ha complessivamente ridotto gli acquisti dell'11 per cento in questo appuntamento collettivo professionale la sensazione di ribasso non trova alcun riscontro. “C’è un nuovo modo di vedere il mondo del vino – dice un importatore della California appassionato di bollicine anche italiane – I consumi calano nella grande distribuzione organizzata ma non nei ristoranti o nelle enoteche che servono i locali. E nemmeno fra gli appassionati dei Wine club. Perché l’americano che vuole bere vino cerca assolutamente il vino italiano”.

Secondo Nomisma, il valore delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti è sceso al di sotto dei 2 miliardi di euro, l'11,4 per cento in meno rispetto al 2022. I consumi di vino made in Italy sono in calo anche in Canada: più in generale, nel paese l'import di vino imbottigliato nel 2023 è calato del 15,2 per cento. 

Eppure i numeri allo Slow Wine Usa world tour in corso dicono qualcosa di diverso: il tour contatterà circa 1.500 operatori, secondo le iscrizioni e le prime tre tappe di Washington DC, New York e Austin hanno confermato questa tendenza. “Per le denominazioni questo tour americano è un banco di promozione e di contatti fondamentale per entrare sul mercato americano – dice il direttore del Consorzio tutela vini Oltrepò Pavese, Carlo Veronese – un mercato fondamentale per le denominazioni in generale e per le Doc e Docg lombarde che si stanno conquistando spazi attraverso la cultura e la qualità del prodotto che va raccontato così in queste one to one”. Molti operatori dicono che sta nascendo una little Wine Italy che sta intercettando consumatori evoluti che chiedono storie vere dietro a calici raffinati, per bere meno ma meglio.

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