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Giù le mani dalla currywurst

Giovanni Battistuzzi

Una diatriba in una mensa della Volkswagen scatena un terremoto gastronomico in Germania. Storia e leggenda della salsiccia condita con pomodoro e spezie. "L’unica cosa che unisce davvero la Germania"

Sostenibilità e quotidianità sono entrate in conflitto a Wolfsburg. C’ha pensato la Volkswagen ad aprire la faglia tra ciò che si pensava non potesse cambiare e il culinariamente corretto. Un sisma alimentare che per ora si manifesterà (dopo ferragosto) solo in una mensa, quella del grattacielo della sede principali, quella per dirigenti e alti quadri. Volevano alternative vegetariane e vegane i colletti bianchi, l’ufficio del personale, dati gli spazi non enormi della cucina, ha deciso di togliere la carne al completo. Niente currywurst, ma anche stufati, bistecche ecc. Ci teniamo all’ambiente: meno carne meno emissioni. La giustificazione. Paradossale al solo pensiero che si tratta di un’azienda che produce automobili.

Doveva essere una questione interna. È diventata nazionale. Perché l’ex cancelliere della Germania, Gerhard Schröder, è andato su tutte le furie dopo essere venuto a conoscenza della decisione dell’azienda: "Una dieta vegetariana va bene, e la faccio io stesso a fasi. Ma eliminare la currywurst? No!". Ha poi aggiunto che se fosse ancora nel consiglio di vigilanza (lo stato della Bassa Sassonia è azionista con il 20 per cento e con una golden share che gli concede di influire sul controllo e Schröder è stato otto anni alla guida del Land) “una cosa del genere non sarebbe mai successa”.

    

Molti commenti a favore dell’intervento dell’ex cancelliere hanno parlato di insulto alla storia, di offesa alla tradizione. Le cose non stanno proprio così. Sia perché VW non ha eliminato le currywurst da tutte le mense aziendali, ma da quella più radical chic dove oltre la metà dei dipendenti era (almeno) vegetariana; sia perché questo piatto è ben più recente di molti altri della tradizione secolare della cucina tedesca. Eppure c’è più di qualcosa che rende la currywurst effettivamente un piatto iconico per la Germania. Una sorta di simbolo. Perché la currywurst è più di un piatto da strada è una storia di rinascita e resistenza.

La storia, o almeno quella ricostruita, fa risalire tutto al 1949, a un chiosco lì dove ancora oggi si incontrano Kantstraße e Kaiser-Friedrich-Straße a Berlino, quartiere di Charlottenburg. È lì che è apparsa la currywurst il 4 settembre. Una wurst bollita o arrostita a piacimento, tagliata a rondelle e innaffiata di salsa al pomodoro condita con salsa Worcestershire e curry in polvere. L’invenzione è attribuita a Herta Charlotte Pöppel, meglio conosciuta come Herta Heuwer, cognome del marito, per tutti Frau Heuwer.

Il cibo da strada che prima conquistò i gusti dei berlinesi e poi tutta la Germania era un’unione culturale d’emergenza, un piatto che nasceva dalla necessità di rendere il più commestibile possibile il poco che c’era nella Berlino post guerra. La carne era un miraggio, le wurst allora erano senza pelle, il budello era un lusso, e si seccavano troppo se grigliate. Di concentrato di pomodoro però ce n’era e il curry, che l’avevano portato gli inglesi, costava poco.

   

Era il 1949, o forse pure prima. Perché la storia ha tante facce e non sempre è facile seguirle. Le testimonianze sono quelle che sono e risalire alle origini delle tradizioni gastronomiche è sempre complesso. Ci provò Adi Seefeher, storico berlinese che per anni collaborò con il Berliner Morgenpost. Nel 1988 si spinse indietro sino al 1947, nel quartiere di Wilmersdorf, in una strada al limite tra la parte occupata dagli inglesi e quella degli americani. Lo storico scoprì nell’archivio del giornale un trafiletto che annunciava la creazione di un piatto per sancire l’unione tra tedeschi, inglesi e americani: una wurst inondata di una salsa speciale a base di curry. Il non aver specificato l’esistenza della salsa al pomodoro però non permise di prendere in considerazione davvero la scoperta.

  

Frau Heuwer rimane la prima, nonostante la ricostruzione di Uwe Timm nel romanzo La scoperta della currywurst che sposta il luogo di invenzione del piatto ad Amburgo. Ma si sa “gli scrittori cercano a volte di abbellire il mondo”, ironizzò qualche anno fa l'autore, intervistato alla Zdf. Timm è di Amburgo, il libro è del 1993 (anche se è arrivato in Italia molto dopo; è stato tradotto in italiano da Sellerio nel 2020), e all’epoca contava soprattutto raccontare come è strana la memoria e come la storia non sia sempre bianca o nera, ma a volte ci siano delle tonalità di grigio ben più importanti di qualsiasi tinta forte.

Anche perché dopo la caduta del muro ci fu un lungo scambio di opinioni su cos’era la Germania e soprattutto su cosa sarebbe diventata la Germania di nuovo unita. E tra i tanti argomenti sul quale intellettuali e scrittori e registi si scontrarono c’era quello dei simboli comuni e su cosa potesse essere considerato simbolo d’unione. In questo scambio di opinioni si inserì anche Aleksandr Isaevič Solženicyn ricordando agli intellettuali tedeschi quello che gli ripeté spesso il premio Nobel Heinrich Böll: “L’unica cosa che unisce davvero la Germania è la currywurst. Perché prima della guerra non c’era, è apparsa dopo e rappresenta la Germania che verrà, quella che mette insieme le migliori cose da tutto il mondo”.