la mostra

La Madonna trans che piace ai vescovi

C'è anche una sorta di Pietà: Maria è un transessuale il cui pene è tenuto in mano niente di meno che da Gesù. Citasi dal catalogo: “L'opera apre uno spazio visivo tranquillo e intenso in cui spiritualità, genere, vulnerabilità e intimità si intersecano in modi radicalmente nuovi"

Matteo Matzuzzi

Rane crocifisse, crocifissi “con connotazione erotica”. La curiosa mostra d’arte viennese che entusiasma il clero austriaco: “Da vedere”

Roma. “La mostra ‘Du Sollst dir ein Bild Machen’ (“Dovresti farti un’immagine”, ndr) racconta l’immaginazione dell’esperienza religiosa, la sua corrispondenza visiva nella tradizione pittorica cristiana e la sua interpretazione da parte di artisti contemporanei. Al centro, ci sono le opere i cui creatori si avvicinano all’iconografia cristiana con uno sguardo critico ma anche amorevole, umoristico ma anche femminista e consentono nuovi punti di vista su motivi pittorici traditi per secoli”. Così la Künstlerhaus di Vienna presenta la grande esposizione “cristiana” che sarà visibile fino al prossimo 8 febbraio. Letta la presentazione uno s’attenderebbe, forse non il Beato Angelico ma insomma, qualcosa capace di far entrare in sintonia con “l’esperienza religiosa”. Invece, anziché commuoversi per qualche Pietà simil michelangiolesca, ci si trova davanti a preti raffigurati come lupi ma con teste di pecora, una rana crocifissa – sempre la stessa già vista in Alto Adige nel 2008 che scomodò  perfino Benedetto XVI, costretto a scrivere che quell’opera ha “ferito i sentimenti religiosi di molte persone” –, un crocifisso ricoperto di protuberanze in lattice il cui titolo, forse ironico, è “Cristo tenero”, ma la dotta spiegazione certifica che si è voluto trasformare “uno dei simboli più potenti” in un “oggetto con connotazione erotica”. Una Pietà, a dire il vero, c’è: Maria è un transessuale il cui pene è tenuto in mano niente di meno che da Gesù. Citasi dal catalogo: “L’opera apre uno spazio visivo tranquillo e intenso in cui spiritualità, genere, vulnerabilità e intimità si intersecano in modi radicalmente nuovi. In queste opere, Maria è raffigurata come una donna trans, non come un gesto provocatorio, ma come una sincera rivisitazione dell’archetipo sacro. La figura materna biblica è reincarnata: non distante o intoccabile, ma umana, permeabile, visibile. Formalmente riecheggiando la Pietà, la scena è carica di ambivalenza: Maria tiene il corpo senza vita di suo figlio, che a sua volta tiene il pene di sua madre, un gesto che può essere letto sia come tenero che inquietante. E’ un momento che inverte le dinamiche di potere tradizionali; il divino diventa corporeo e queer”. I curatori della mostra, sicuramente curiosa, sottolineano che si vuole offrire “uno sguardo differenziato, una ricerca di punti in comune e il desiderio di promuovere un dialogo tra arte contemporanea e religione”. 

 

Entusiasta è il vescovo di Innsbruck, mons. Hermann Glettler, grande esperto d’arte e vicino assai a conquistare la cattedra episcopale viennese prima che al posto del cardinale Christoph Schönborn fosse scelto il suo ex segretario: “Assolutamente da vedere! La mostra è una prova della lotta infinita per rendere giustizia al mistero di Dio, che si è iscritto in un mondo ferito”. Non v’erano dubbi che mons. Glettler mostrasse giubilo per l’allestimento: anni fa trasformò un crocifisso ligneo in un orologio: smembrati gli arti, li riadattò a lancette. E’ arte, disse. Non quella di Raffaello o Michelangelo e neanche quella del Cristo di Dalí. L’arte, si sa, è un concetto soggettivo.  Il curatore della mostra, Günther Oberhollenzer, ha detto di prendere “molto sul serio” le critiche, aggiungendo però che  l’intento dell’esposizione non è quello di “violare i sentimenti religiosi”. Del resto, i cattolici che l’hanno visitata l’hanno trovata “stimolante”. Come mai l’oggetto della “riflessione” è solo la religione cristiana? Risposta facile: perché ha plasmato l’Europa. Certo, si potrebbe anche riservare un trattamento simile all’ebraismo e all’islam, ma “ci vorrebbe uno spazio espositivo più ampio”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.