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Il prof. Prevost ai giovani studenti: “Una delle sfide è il digitale, ci vivete dentro e non è un male”
Lungo e appassionato discorso di Leone XIV agli studenti incontrati in Vaticano in occasione del Giubileo del mondo educativo. "Non lasciate però che sia l'algoritmo a scrivere la vostra storia! Siate voi gli autori"
Anche l’intelligenza artificiale, dice il Papa, “è una grande novità – una delle rerum novarum, cioè delle cose nuove – del nostro tempo: non basta tuttavia essere ‘intelligenti’ nella realtà virtuale, ma bisogna essere umani con gli altri, coltivando un’intelligenza emotiva, spirituale, sociale, ecologica: educatevi a umanizzare il digitale"
Le indiscrezioni, non confermate, dicono che all’inizio del prossimo anno sarà firmata la prima enciclica del Papa e il tema verterà sull’intelligenza artificiale. Ieri, incontrando gli studenti in occasione del Giubileo del mondo educativo, si è avuta un’idea di cosa Leone XIV pensi sull’argomento, benché abbia già avuto modo da quando è stato eletto di intervenire in merito. Il Pontefice parlava delle “nuove sfide” che impegnano i giovani nel Patto educativo globale e fra queste vi è “l’educazione al digitale”. “Ci vivete dentro, e non è un male: ci sono opportunità enormi di studio e comunicazione. Non lasciate però che sia l’algoritmo a scrivere la vostra storia! Siate voi gli autori: usate con saggezza la tecnologia, ma non lasciate che la tecnologia usi voi”. Anche l’intelligenza artificiale, ha proseguito il Papa, “è una grande novità – una delle rerum novarum, cioè delle cose nuove – del nostro tempo: non basta tuttavia essere ‘intelligenti’ nella realtà virtuale, ma bisogna essere umani con gli altri, coltivando un’intelligenza emotiva, spirituale, sociale, ecologica. Perciò vi dico: educatevi a umanizzare il digitale, costruendolo come uno spazio di fraternità e di creatività, non una gabbia dove rinchiudervi, non una dipendenza o una fuga. Anziché turisti della rete, siate profeti nel mondo digitale!”. L’esempio perfetto, qui, è san Carlo Acutis, un “ragazzo che non si è fatto schiavo della rete, usandola invece con abilità per il bene. San Carlo unì la sua bella fede alla passione per l’informatica, creando un sito sui miracoli eucaristici, e facendo così di internet uno strumento per evangelizzare. La sua iniziativa ci insegna che il digitale è educativo quando non ci rinchiude in noi stessi, ma ci apre agli altri: quando non ti mette al centro, ma ti concentra su Dio e sugli altri”. Un discorso lungo, quello di Leone, che ha parlato agli studenti da “ex professore di matematica e fisica”, come si è definito, in un incontro atteso “con grande emozione”.
Tanti gli esempi portati dal Papa, da Pier Giorgio Frassati al prossimo dottore della Chiesa John Henry Newman, fino a Galileo: “L’educazione, infatti, ci insegna a guardare in alto, sempre più in alto. Quando Galileo Galilei puntò il cannocchiale al cielo, scoprì mondi nuovi: le lune di Giove, le montagne della Luna. Così è l’educazione: un cannocchiale che vi permette di guardare oltre, di scoprire ciò che da soli non vedreste. Non fermatevi, allora, a guardare lo smartphone e i suoi velocissimi frammenti d’immagini: guardate al Cielo, guardate verso l’alto”. Immancabile il riferimento a sant’Agostino, che da giovane “era un ragazzo brillante, ma profondamente insoddisfatto, come leggiamo nella sua autobiografia, Le Confessioni. Egli cercava dappertutto, tra carriera e piaceri, e ne combinava di tutti i colori, senza però trovare né verità né pace. Finché non ha scoperto Dio nel proprio cuore, scrivendo una frase densissima, che vale per tutti noi: ‘Il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te’. Ecco allora che cosa significa educare alla vita interiore: ascoltare la nostra inquietudine, non fuggirla né ingozzarla con ciò che non sazia. Il nostro desiderio d’infinito è la bussola che ci dice: ‘Non accontentarti, sei fatto per qualcosa di più grande’, ‘non vivacchiare, ma vivi’”.