
Perseguitati e discriminati. Per i cristiani la libertà religiosa è una spesso chimera
Presentato il Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre. La situazione migliora solo in Kazakistan e Sri Lanka. Due terzi dell'umanità vive in contesti senza piena libertà religiosa
Anche l’occidente non è immune alle minacce alla libertà religiosa: nel solo 2023, in Francia sono state attaccate quasi mille chiese. In Grecia si contano più di seicento atti di vandalismo, con numeri non troppo diversi in Italia, Spagna e Stati Uniti
Roma. E’ stato presentato ieri il diciassettesimo Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre sulla libertà religiosa. Il periodo esaminato va dal gennaio del 2023 al dicembre del 2024 e inquadra una situazione non positiva: su 196 paesi esaminati, 24 sono considerati paesi di “persecuzione” e 38 di “discriminazione”. Rispetto al precedente rapporto, solo in due casi si nota un miglioramento della situazione, in Kazakistan e Sri Lanka. La presidente di Acs international, Regina Lynch, ha detto che “il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione non è soltanto sotto pressione: in molti paesi sta scomparendo”. Due terzi dell’umanità – si parla di più di 5,4 miliardi di individui – vive in contesti senza piena libertà religiosa. La principale minaccia globale è rappresentata dall’autoritarismo: in 19 dei paesi considerati soggetti a “persecuzione” e in 33 di quelli dove è documentata una pressante “discriminazione”, i governi attuano politiche sistematiche per controllare o mettere a tacere la vita religiosa. La situazione più critica si registra in Cina, Iran, Eritrea e Nicaragua: sorveglianza di massa, censura digitale, legislazione restrittiva e detenzioni arbitrarie finalizzate a sopprimere le comunità religiose indipendenti. Si legge nel Rapporto che “il controllo della fede è diventato uno strumento di potere politico”. Non meno rilevante è l’avanzata del jihadismo e del nazionalismo religioso. Le zone maggiormente interessate da ciò sono l’Asia e l’Africa, con il Sahel epicentro delle violenze attribuibili allo Stato islamico e a gruppi a esso associati. La persecuzione, qui, consiste nell’assassinio brutale di intere comunità, nello sfollamento di milioni di persone, nella distruzione “di centinaia di chiese e scuole cristiane”. Spostandosi in oriente, la situazione non va meglio in paesi come il Myanmar e l’India (qui si parla di “persecuzione ibrida”, consistente in un insieme di leggi discriminatorie, retorica politica e violenze perpetrate da civili), dove il nazionalismo etnico-religioso si fa sempre più minaccioso nei confronti delle minoranze. Di certo, i conflitti in atto hanno inciso sul rispetto della libertà religiosa: in Nigeria, gli attacchi dei pastori fulani musulmani hanno causato migliaia di morti, il che ha comportato di riflesso lo sradicamento di decine di comunità. Un discorso analogo vale anche per il Burkina Faso, il Niger e il Mali, dove interi villaggi sono stati rasi al suolo dai miliziani jihadisti. Ma anche l’occidente non è immune alle minacce alla libertà religiosa: nel solo 2023, in Francia sono state attaccate quasi mille chiese. In Grecia si contano più di seicento atti di vandalismo, con numeri non troppo diversi in Italia, Spagna e Stati Uniti. Aumentano in modo drastico, poi, gli atti antisemiti e anti islamici a seguito dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e della successiva guerra nella Striscia di Gaza: in Francia, gli episodi contro gli ebrei sono aumentati del mille per cento, mentre i crimini d’odio nei confronti dei musulmani del ventinove. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel suo intervento ha detto che “oggi è difficile far riconoscere per legge il principio del rispetto della libertà educativa delle famiglie, ad esempio su materie delicate come l’educazione sessuale nelle scuole”. Mantovano s’è detto preoccupato “dall’indifferenza e dalla sottovalutazione” dell’importanza della libertà religiosa, che “non può essere a senso unico”.