
Foto Epa, via Ansa
Israele attacca Parolin, il Papa lo difende
L'ambasciata d’Israele presso la Santa Sede torna a puntare il dito contro le alte gerarchie vaticane. Non è piaciuta l’intervista che il segretario di stato ha rilasciato due giorni fa ai media vaticani
Dopo mesi di tregua, l’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede torna a puntare il dito contro le alte gerarchie vaticane. A non essere piaciuta è stata l’intervista che il segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, ha rilasciato due giorni fa ai media vaticani. Intervista che, secondo l’ambasciata, “sebbene sicuramente ben intenzionata, rischia di minare gli sforzi per porre fine alla guerra a Gaza e contrastare il crescente antisemitismo. Si concentra sulla critica a Israele, trascurando il continuo rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi o di porre fine alla violenza. Ciò che più preoccupa è l’uso problematico dell’equivalenza morale laddove non è pertinente. Ad esempio, l’applicazione del termine ‘massacro’ sia all’attacco genocida di Hamas del 7 ottobre sia al legittimo diritto di Israele all’autodifesa. Non esiste equivalenza morale tra uno stato democratico che protegge i propri cittadini e un’organizzazione terroristica intenzionata a ucciderli. Ci auguriamo che le dichiarazioni future riflettano questa importante distinzione”. A rispondere, seppure indirettamente, è stato il Papa, intercettato dai giornalisti all’esterno di Villa Barberini a Castel Gandolfo: “Preferisco non commentare, il cardinale ha espresso molto bene la posizione della Santa Sede”. Nella lunga intervista, il segretario di stato aveva definito “indegno e disumano l’atto terroristico compiuto da Hamas”.