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La fede nei numeri
Un Papa matematico pronto alle sfide morali delle nuove tecnologie, l'AI prima di tutte
Con una formazione matematica, rara tra i pontefici, Leone XIV potrebbe offrire alla Chiesa strumenti più efficaci per affrontare le sfide etiche poste dall’intelligenza artificiale
Gli osservatori hanno sottolineato molte delle caratteristiche del nuovo Pontefice. Tra queste una delle più interessanti è la sua laurea in Matematica, materia non molto diffusa tra i porporati, che però, nella situazione attuale può rivelarsi particolarmente significativa. La teologia morale deve confrontarsi con alcuni fenomeni che hanno origine nello sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica, con ricadute rilevanti sui comportamenti umani. Tra questi se ne possono citare due che pongono problemi di interpretazione anche etica: l’intelligenza artificiale e le neuroscienze. Sulle neuroscienze che definiscono in modo più preciso i meccanismi di coscienza si è già sviluppata una riflessione teologica. Sull’intelligenza artificiale invece si sono solo sentiti ripetere luoghi comuni intrisi di diffidenza pregiudiziale, naturalmente non solo in ambiente ecclesiastico. Questa genericità piuttosto inconcludente nasce sostanzialmente dalla difficoltà di affrontare tematiche che richiedono una certa competenza matematica, senza la quale è facile cadere nella banalità di chi pensa che gli algoritmi siano diavolerie e non il risultato di un sistema di calcolo basato sull’analisi di molteplici varianti. Siccome è probabile che queste nuove tecniche diventeranno centrali nella vita economica – e non solo – delle generazioni future, è importante comprendere quali possono essere le conseguenze, soprattutto sul terreno del confronto con la libertà e la dignità della persona. Chi sente l’esigenza di fornire sistemi di interpretazione e di giudizio dei fenomeni che interagiscono fortemente con i comportamenti umani ha il compito prima di tutto di capire, per poi poter giudicare in modo razionale ed efficace.
Naturalmente non si chiede al Pontefice di avere le competenze scientifiche e le capacità matematiche per sviluppare un’analisi compiuta di un fenomeno così complesso come quello rappresentato dall’intelligenza artificiale, che peraltro non è una sola ed è in continua evoluzione. Però è bene che abbia gli strumenti per comprendere il linguaggio, necessariamente matematico, degli esperti di questa materia, in modo da poter scegliere tra le diverse opzioni che essi possono presentare. Naturalmente il problema di capire prima di giudicare non si pone solo alla Chiesa, e per la verità varie istituzioni politiche che hanno costruito ragionamenti sulle condizioni di utilizzo proficuo dell’intelligenza artificiale non hanno brillato per competenza e hanno espresso posizioni soprattutto difensive e poco convincenti. Sarà interessante vedere se e come questa tematica sarà affrontata dalla Chiesa, che ha sempre un’autorità morale anche per i non credenti. Non siamo più ai tempi della condanna di Galileo Galilei, il rapporto della Chiesa con la scienza e la tecnologia si è evoluto anche sul piano teologico, soprattutto per impulso di Paolo VI, che ha posto le basi per una convivenza proficua tra il magistero e il mondo moderno. Si tratta di un confronto sempre necessario e che richiede verifiche costanti e c’è da sperare che anche la formazione matematica di Leone XIV sia di aiuto.


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