La verità
Da Allende al Vaticano. Storia dell'uomo che racconta senza filtri la Chiesa
Luis Badilla, grazie al suo sito "Il Sismografo", è diventato un testimone insostituibile per capire davvero qualcosa dello stato pontificio
Luis Badilla è un personaggio centrale nella storia della comunicazione vaticana e più in generale cattolica: eccezionale e straordinario per la sua capacità di guardare al mondo d’oltretevere, e in particolare al Papa regnante, con un misto di libertà critica e di passione religiosa. Badilla ama appassionatamente la Chiesa, e in tutto il suo agire si legge lo sforzo – riuscito – di osservarla con occhio critico e imparziale per aiutarla a fare meglio. In fondo, niente di più fastidioso per una istituzione che, a cominciare proprio dall’imponente apparato preposto alla comunicazione, mira al consenso acritico, all’obbedienza. E invece lì, proprio a due passi da San Pietro, ecco il sito di Badilla, Il Sismografo, che si muove in totale indipendenza. Non solo nel diffondere le notizie, ma anche nel commentarle in note quasi quotidiane.
“Francesco a Mosca, ai giovani cattolici russi, fuori contesto, senza motivo o esigenza, finito già il discorso, secondi prima della Benedizione ha voluto aggiungere parole maldestre e poco felici. Quanto il Papa ha detto è falso storicamente e inopportuno in un momento come l’attuale”, osa scrivere Badilla il 30 agosto nella sua “postilla della giornata”. Del resto, pochi sanno che Il Sismografo è stato l’unico mezzo d’informazione a diffondere le discusse parole pronunciate a braccio dal Papa ai giovani cattolici russi. Gli organi ufficiali di comunicazione, obbedientemente seguiti da tutti i media, le avevano espunte dal testo del discorso papale sentendo odore di bruciato. Ma quest’uomo ormai anziano, magro perché provato da serie malattie, dagli occhi scuri vivacissimi, ha fatto della verità una legge assoluta. Segnato da sofferenze morali e fisiche, aggravate dall’età, è stato capace di resistere a tutte le pressioni e ha rivelato sempre più la tempra di grande professionista. L’unico modo per sapere cosa accade veramente nella Chiesa cattolica è leggere il suo sito, che non riceve alcun finanziamento, proprio per essere libero, ed è opera quasi esclusiva di un giornalista che nega di esserlo e preferisce definirsi medico: un uomo pieno di sorprese.
La famiglia benestante cilena in cui è nato, se pure gli ha assicurato un’ottima educazione che comprende una laurea in medicina ottenuta in Inghilterra, non l’ha potuto proteggere dal male che corrodeva gli istituti scolastici religiosi, anche i migliori: gli abusi sessuali. “Io mi sono salvato perché ero bruttino”, dice con ironia Luis, ma racconta con dolore sempre vivo la storia del suo migliore amico che proprio in conseguenza di un abuso si era impiccato. La sua esperienza politica nel Cile di Allende è stata importante: prima offrendogli, come presidente dei giovani cattolici, appoggio nella formazione del governo, poi, come operatore dell’Organizzazione mondiale della sanità, collaborando alla riforma sanitaria nel paese, e alla fine come testimone del sanguinoso colpo di stato finale che in questi giorni ha rievocato con dettagli inediti. Un protagonista tra le quinte della grande storia contemporanea, che ha incontrato Che Guevara e Fidel Castro, e poi capi di stato e di governo europei e americani accompagnando la vedova e la figlia di Allende nel loro peregrinare per raccogliere fondi a sostegno della resistenza alla dittatura. E che poi ha partecipato alla storica riunione all’Avana nella quale Castro costrinse i rappresentanti dei partiti cileni ad accordarsi sulla divisione dei fondi raccolti.
Ormai in esilio, Luis è arrivato a Roma, dove per sopravvivere si è adattato ai lavori più diversi – dall’infermiere al libraio – fino a quando Paolo VI, che lo incontrò per informarsi di prima mano sulla situazione cilena, gli offrì di collaborare alla Radio Vaticana, che divenne la sua casa per molti anni. Un soggiorno interrotto dall’avventura vissuta come volontario in un lebbrosario della Guinea equatoriale. Ma non era tipo da andare in pensione. Quando Benedetto XVI, nel 2006, incappò nel caso del vescovo lefebvriano negazionista, notizia sfuggita ai collaboratori vaticani, poco adusi a servirsi di internet, Badilla venne chiamato a colmare questo vuoto nel campo dell’informazione in rete. Ed è nato Il Sismografo, sito multilingue che presto è stato seguito da un pubblico molto ampio in tutto il mondo: per l’abbondanza e la precisione delle informazioni e per il coraggio della verità.
Badilla è così diventato un testimone insostituibile per capire davvero qualcosa della Chiesa di oggi, per chi vuole respirare attingendo a una informazione libera e rigorosa, mai sterilmente critica: Luis sta sempre dalla parte della Chiesa, e in questo senso è ancora medico. Un medico che vuole curarla, che vuole aiutarla a reggere il confronto con un mondo sempre più confuso e conflittuale, nel quale affrontare la verità costituisce l’unica via di salvezza.
Lunga vita al Sismografo, allora, e soprattutto al suo fondatore!