le parole del pontefice

Il Papa: "Armi all'Ucraina? Dipende"

Matteo Matzuzzi

Francesco parla con i giornalisti e rivede un po' la sua posizione sulla guerra: armare un paese si può, "se lo si fa secondo le condizioni di moralità"

Il dialogo con la Russia deve andare avanti anche se è complicato, ma sulle armi all’Ucraina si può ragionare. Francesco, parlando in aereo con i giornalisti che lo accompagnavano nel viaggio in Kazakhstan, parla della guerra in corso in Europa orientale e per la prima volta non offre grandi sponde alla narrazione che vorrebbe l’occidente e la Nato responsabili in qualche modo dell’attacco deciso da Vladimir Putin.

E’ giusto spedire armamenti a Kyiv? Risponde il Papa: “Questa è una decisione politica, che può essere morale, moralmente accettata, se si fa secondo le condizioni di moralità, che sono tante e poi possiamo parlarne. Ma può essere immorale se si fa con l’intenzione di provocare più guerra o di vendere le armi o di scartare quelle armi che a me non servono più. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto. Difendersi è non solo lecito, ma anche una espressione di amore alla Patria. Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama. Qui si tocca un’altra cosa che io ho detto in uno dei miei discorsi, e cioè che si dovrebbe riflettere più ancora sul concetto di guerra giusta”.

Il Pontefice non dà alcun via libera all’invio di armi a Zelensky, più semplicemente riprende un concetto classico della dottrina propria della Santa Sede: difendersi, se aggredito, è giusto. Il problema, e Francesco lo specifica, è capire se queste armi hanno il mero obiettivo di difendere la popolazione ucraina e l’integrità territoriale del paese o se, invece, abbiano lo scopo di non far terminare il conflitto o – peggio – di alimentare il commercio di armamenti. Al di là di ciò, vi è comunque un aggiornamento della posizione papale che, nei mesi scorsi, aveva alimentato più di una polemica a Kyiv, dove si sottolineava un’esagerata equidistanza da parte della Santa Sede rispetto alla guerra e all’aggressione voluta dal Cremlino. Ritenere però che le parole a braccio di Francesco, tra un commento sul Nicaragua e uno sul possibile viaggio in Congo del 2023, siano l’impostazione di una nuova dottrina di politica internazionale, appare alquanto esagerato.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.