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editoriali

Il Papa dà la sveglia alla Chiesa assopita

Redazione

“Siamo  bloccati in una religione convenzionale che non scalda il cuore”

Omelia dell’Epifania come appendice del discorso di buon Natale alla curia romana. Quando meno te l’aspetti, Papa Francesco approfitta per dare un’altra sferzata alla Chiesa un po’ ripiegata su se stessa, poco dinamica e ancor meno missionaria nel senso più alto del termine. “A che punto siamo nel viaggio della fede?”, domanda il Pontefice davanti a cardinali e vescovi convenuti nella basilica vaticana. “Non siamo da troppo tempo bloccati, parcheggiati dentro una religione convenzionale, esteriore, formale, che non scalda più il cuore e non cambia la vita? Le nostre parole e i nostri riti – ha aggiunto Francesco – innescano nel cuore della gente il desiderio di muoversi incontro a Dio oppure sono ‘lingua morta’, che parla solo di se stessa e a se stessa? E’ triste quando una comunità di credenti non desidera più e, stanca, si trascina nel gestire le cose”.

Il Papa denuncia ancora una volta il “funzionalismo clericale” e lo imputa alla “crisi della fede nella nostra vita e nelle nostre società”; crisi che “ha anche a che fare con la scomparsa del desiderio di Dio”, con “il sonno dello spirito”. Il risultato, ha aggiunto, sono “le persone chiuse, vescovi chiusi, preti chiusi, consacrati chiusi”. “Comunità tristi, preti tristi, vescovi tristi”. Diagnosi lucida e impietosa, che però è la stessa fatta e ripetuta dal 2013 in poi. Si ha la sensazione che le parole del Papa indichino una sorta di frustrazione per non essere riuscito a far salpare davvero la Barca della Chiesa verso il largo, spostando baricentri ed equilibri. Il clericalismo, male assoluto nella visione di Bergoglio, è sempre lì a dominare incontrastato. Nonostante le decine di motu proprio promulgati, i Sinodi fatti o solo avviati, lo spoils system curiale e il rinnovamento massiccio del Collegio cardinalizio. La sferzata dell’Epifania indica l’impotenza di cambiare le cose anche per un Papa preso quasi alla fine del mondo, estraneo alle logiche romane e arrivato in Vaticano con il mandato di far entrare il vento della primavera.   

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