La “querida” Amazzonia è la prova del fuoco per il pontificato di Francesco

Matteo Matzuzzi

Domani sarà promulgata l'esortazione del Papa. Addio al celibato?

Roma. Alle 12 di domani, mercoledì 12 febbraio, sarà svelato l’arcano che dallo scorso autunno domina ogni discussione sul Sinodo amazzonico, celebrato in Vaticano a ottobre. Cosa ha deciso il Papa sul punto più delicato e controverso, quello relativo alla necessità di garantire i sacramenti per le popolazioni degli sperduti villaggi dell’immensa foresta? Ipotesi e veline ne sono circolate parecchie nelle ultime settimane, spesso in contraddizione l’una con l’altra. C’è chi giura d’aver visto il via libera ai viri probati, cioè a uomini anziani ordinati, e chi invece assicura che il tema non sarà neppure sfiorato nelle pagine di Querida Amazonia, questo il titolo dell’esortazione apostolica firmata dal Papa lo scorso 2 febbraio e completata a fine dicembre. Quel che si sa, che è ufficiale e ampiamente dibattuto, è la proposta dell’assemblea sinodale, votata a maggioranza qualificata e sottoposta al Pontefice per le sue valutazioni. Il paragrafo 111 afferma infatti che “considerando che la legittima diversità non nuoce alla comunione e all’unità della chiesa, ma la manifesta e ne è al servizio, come testimonia la pluralità dei riti e delle discipline esistenti, proponiamo che, nel quadro di Lumen Gentium 26, l’autorità competente stabilisca criteri e disposizioni per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, i quali, pur avendo una famiglia legittimamente costituita e stabile, abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato al fine di sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica. A questo proposito, alcuni si sono espressi a favore di un approccio universale all’argomento”.

  

Se Francesco recepisse in toto tale assunto, si tratterebbe di un cambiamento epocale, perché è evidente che un’apertura di tale portata non resterebbe confinata ai villaggi dell’Amazzonia. Già in Germania, dove è in corso un drammatico Sinodo biennale dagli esiti potenzialmente devastanti per l’unità della chiesa cattolica – il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, proprio ieri ha fatto sapere di non essere disponibile a un nuovo mandato quale presidente della locale Conferenza episcopale –, non pochi vescovi si sono detti pronti ad adeguarsi alle disposizioni che saranno adottate dal Papa per la regione sudamericana.

 

Ed è proprio questa una delle ragioni che secondo alcuni avrebbe fatto tirare il freno a mano a Francesco, chiudendo alla prospettiva tanto invocata nell’assise di ottobre. Oggi, secondo alcune interpretazioni e traduzioni un po’ forzate, si era diffusa la voce secondo la quale il Papa, conversando con alcuni vescovi americani dello Utah e del Wyoming, avrebbe assicurato che nell’esortazione non v’è traccia dell’ordinazione dei “preti sposati”, tema che tra l’altro non è mai stato all’ordine del giorno – nel documento post sinodale non si parla neanche di viri probati. In realtà, Francesco ha semplicemente detto che chi si focalizza su quel tema resterà deluso. È quanto affermò prima della promulgazione di Amoris laetitia, al termine del doppio Sinodo sulla famiglia. Ed è probabilmente proprio quell’esortazione il modello da considerare nelle ore che precedono la presentazione al pubblico di Querida Amazonia. È evidente che un Sinodo non è stato convocato per lasciare tutto com’era né per lanciare dal pulpito romano qualche denuncia sul male del mondo, il colonialismo e la deforestazione. E poiché il Sinodo l’ha convocato Francesco, che ben sapeva quali sarebbero state le richieste dei vescovi locali, sarebbe sorprendente se l’esortazione si riducesse a una serie di non possumus.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.