I vescovi riuniti nell'Aula del Sinodo in Vaticano (LaPresse)

Benedizioni same-sex

Matteo Matzuzzi

I vescovi tedeschi tornano alla carica: “Valutare il buono che c’è nelle unioni omossessuali, ormai sono un fatto”

Roma. Ottenuta, seppure a certe condizioni (leggasi Amoris laetitia, l’esortazione post sinodale sulla famiglia), la comunione per i divorziati risposati, la Conferenza episcopale tedesca alza il tiro e spedisce a Roma una nuova richiesta: autorizzare la benedizione delle unioni tra coppie formate da persone dello stesso sesso, in chiesa. Non è un vescovo qualunque a farsi latore della missiva, ma il vicepresidente dell’organismo stesso, mons. Franz-Josef Bode, vescovo di Osnabrück, secondo solo al cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga. “Mi preoccupo per le domande fondamentali su come ci rapportiamo agli altri, e benché il ‘matrimonio per tutti’ differisca chiaramente dal concetto di matrimonio proprio della chiesa, questo è ora una realtà politica”. Quindi “dobbiamo chiederci come ci stiamo rapportando a coloro che formano tali relazioni, se sono coinvolti nella vita della chiesa, come li stiamo accompagnando pastoralmente e liturgicamente”, ha detto al Neue Osnabrücker Zeitung.

  

Serve insomma qualcosa di nuovo, e se è vero che “le relazioni omosessuali sono generalmente classificate come un grave peccato nella chiesa, abbiamo la necessità di pensare a come possiamo differenziare” un caso dall’altro. Il discorso è sempre il solito: “Non dovremmo essere più giusti, visto che c’è molto di positivo, buono e corretto in questo? Non dovremmo, per esempio, considerare qualcosa, magari una benedizione?”, si domanda il vescovo aggiungendo che però questo “qualcosa” non andrebbe confuso con un “matrimonio”, una messa, una celebrazione davanti al tabernacolo.

  

Non è la prima volta che mons. Bode perora la causa della benedizione delle coppie gay in chiesa: l’aveva già fatto alla vigilia del Sinodo, guidando la delegazione di presuli tedeschi che calò a Roma e si presentò dal cardinale Gerhard Ludwig Müller (allora prefetto della congregazione per la Dottrina della fede) per ribadire che la posizione della chiesa di Germania sulla morale famigliare era quella espressa da Walter Kasper nel concistoro “segreto” del 2014 e che bisognava approfondire e aprirsi alle “situazioni nuove” non previste a suo tempo da Giovanni Paolo II. 

 

Il vescovo di Osnabrück va oltre, domandando di riaprire dossier formalmente chiusi e di favorire una sorta di riforma globale che porti alla nomina di “coordinatori pastorali” laici che suppliscano alla carenza di clero. Inoltre, chiede che la commissione vaticana di studio sul diaconato femminile istituita un paio d’anni fa da Francesco ampli il proprio campo di ricerca e porti a proporre per le donne “ruoli di leadership nella chiesa”. Il numero due dei vescovi tedeschi è appoggiato anche dal potente Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk), organismo fondato dalla stessa Conferenza episcopale, che già da tempo ha chiesto il via libera alla benedizione delle unioni tra omosessuali e la piena accettazione da parte della chiesa di “tutte le forme di convivenza”, senza dilungarsi in superflue e inutili distinzioni e analisi caso per caso. Si tratta del secondo e terzo punto di una speciale “lista dei desideri” presentata tre anni fa: al primo posto c’era la richiesta di riammettere alla comunione i divorziati risposati.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.