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Papa Francesco e la rifondazione vaticana

Matteo Matzuzzi

Il Pontefice sopprime l’Istituto sulla famiglia voluto da Wojtyla e ne fonda uno nuovo il cui faro sarà Amoris laetitia

Roma. Con un motu proprio firmato lo scorso 8 settembre ma diffuso ieri, il Papa ha soppresso l’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio famiglia, che rinascerà con nuovo nome (Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia) e, soprattutto, con nuove direttive quanto a programmi, corsi, linee-guida e soprattutto docenti. Rifondazione necessaria perché – si legge nel documento – “il cambiamento antropologico-culturale, che influenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversificato, non ci consente di limitarci a pratiche della pastorale e della missione che riflettono forme e modelli del passato”. Monsignor Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del soppresso istituto (che ebbe come primo preside, per quattordici anni, Carlo Caffarra) ed esecutore della profonda ristrutturazione, spiega che l’intuizione di Giovanni Paolo II “viene ora rilanciata all’altezza dell’odierno kairos della chiesa: ossia, pienamente iscritta nell’attuale dinamismo della trasformazione della missione e delle strutture ecclesiali”. Francesco, nel motu proprio, spiega che “nel limpido proposito di rimanere fedeli all’insegnamento di Cristo dobbiamo guardare, con intelletto d’amore e con saggio realismo, alla realtà della famiglia, oggi, in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle sue ombre”. E, “per queste ragioni – aggiunge il Pontefice – ho ritenuto opportuno dare un nuovo assetto giuridico all’Istituto Giovanni Paolo II”. Innanzitutto, rispetto alla precedente, la nuova struttura amplierà “il campo di interesse, sia in ordine alle nuove dimensioni del compito pastorale e della missione ecclesiale, sia in riferimento agli sviluppi delle scienze umane e della cultura antropologica”. Quali siano queste “nuove dimensioni” è più chiaro se si leggono i passaggi su Amoris laetitia, la controversa esortazione post sinodale che farà da stella polare per i nuovi programmi.

 

Nuovi obiettivi

Illustrando per sommi capi il cambiamento in corso, monsignor Paglia concede qualcosa anche all’ecologia così à la page e dice che “è proprio a questo più ampio orizzonte che valorizza la differenza e l’alleanza creaturale dell’uomo e della donna in ordine alla cura globale dell’habitat comune e all’edificazione della storia attraverso la generazione, che la maturazione sinodale del tema, confermata da Amoris laetitia, ci ha condotti. E ora deve guidare il progetto del nuovo istituto che Papa Francesco generosamente e fiduciosamente ci affida”. L’articolo 4 del documento specifica poi che “il Pontificio istituto teologico, così rinnovato, adeguerà le proprie strutture e disporrà gli strumenti necessari – cattedre, docenti, programmi, personale amministrativo – per realizzare la missione scientifica ed ecclesiale che gli è assegnata”. A ogni modo, assicura Paglia, “questa impostazione sbarra la strada a una interpretazione che voglia interpretare pregiudizialmente questo autorevole atto di rifondazione nella linea di una presa di distanza dalla continuità con l’ispirazione di Giovanni Paolo II”, visto che i responsabili attuali dell’istituto “sono indicati come protagonisti dell’adeguamento e del rimodellamento che saranno necessari per il conseguimento degli obiettivi del nuovo soggetto istituzionale”. Vertici che però erano stati sostituiti in blocco un anno fa, pochi mesi dopo la conclusione del doppio Sinodo sulla famiglia che aveva visto l’assenza di rappresentanti dell’istituto (salvo uno, il vicepreside José Granados, nominato collaboratore del segretario speciale) con Pierangelo Sequeri al posto di mons. Livio Melina (che era preside dal 2007) e mons. Paglia nominato appunto Gran Cancelliere.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.