Il campanile della Kapernaumkirche

Via la croce, in Germania è tempo di “intercambiabilità delle fedi”

Matteo Matzuzzi

La croce della ex Kapernaumkirche, la “chiesa di Cafarnao”, è stata calata dal campanile da cui svettava fin dal 1961. Al suo posto, in quello che è divenuto un minareto, la scritta “Allah”, ben visibile anche in lontananza.

 

Roma. La croce della ex Kapernaumkirche, la “chiesa di Cafarnao”, è stata calata dal campanile da cui svettava fin dal 1961. Al suo posto, in quello che è divenuto un minareto, la scritta “Allah”, ben visibile anche in lontananza. Niente di strano, fanno sapere i vecchi gestori del luogo di culto evangelico, venduto tre anni fa al centro islamico al Nour che subito l’ha convertito in moschea. I musulmani qui sono tanti, i cristiani pochi e mantenere aperta la chiesa costava troppo (i lavori di ristrutturazione ammontavano a un milione e mezzo di euro). Le entrate, poi, non erano più quelle d’un tempo. Sacrosanto venderla, dunque. A quanti vedono la replica soft e politicamente corretta di quanto avvenuto nella Mosul conquistata e sfregiata dall’orda jihadista del califfato, con la croce del monastero di San Giorgio buttata giù a colpi di piccone, i placidi dirigenti della chiesa evangelica locale fanno sapere che le campane erano già da tempo state trasferite nella chiesa di Sant’Oscar vescovo di Brema, e che fare paragoni, insomma, è del tutto inappropriato. L’imam locale, Daniel Abdin, ha spiegato al quotidiano Hamburger Abendblatt che tutto è stato fatto con l’obiettivo di non ferire i sentimenti dei concittadini cristiani. A ogni modo, ha osservato, “Allah è Dio, e questo è il collegamento delle maggiori religioni del mondo. Dal cristianesimo all’ebraismo per finire all’islam”. L’acquisto della vecchia chiesa è stato possibile grazie a una donazione giunta dal Kuwait, pratica sempre più ricorrente – specie in Francia – ma che qualche stato europeo ha deciso di vietare, come l’Austria qualche mese fa tra innumerevoli polemiche – “il tentativo di creare un ‘islam austrian-style’ ignora la necessità di promuovere la diversità religiosa e il mutuo rispetto”, denunciava l’Unione turco-islamica di base a Vienna.

 

“L’ultima cosa che volevamo era una chiesa, a causa dell’architettura così diversa da quella delle moschee”. La proposta di sostituire la croce con la mezzaluna è stata bocciata dopo le proteste degli antichi frequentatori cristiani dell’edifificio, e alla fine s’è preferito optare per la “più neutra” scritta “Allah”. L’ex responsabile della chiesa, la signora sacerdote Susanne Juhl, è arrivata a teorizzare l’intercambiabilità delle fedi: “Per me è lo stesso dio, e poi le cose in comune sono molte”, ha detto per troncare le polemiche. Tentativo vano, visto che il vescovo (cattolico) ausiliare di Amburgo, mons. Hans-Jochen Jaschke, ha sottolineato come tale prospettiva non favorisca di certo “un buon dialogo interreligioso”, mentre l’ex leader dei cristiano-democratici locali, Marcus Weinberg, ha denunciato il disorientamento che si avverte tra la popolazione, notando che la convivenza tra religioni diverse di certo non si migliora sostituendo la croce con la targa Allah. Di diverso avviso è il pastore della chiesa di San Giorgio, convinto che il restyling della vecchia chiesa evangelica permetterà lo sviluppo di uno dei quartieri più multiculturali della città. Ad Amburgo, oggi, vi sono trentatré tra moschee e sale di preghiere per una popolazione musulmana che ammonta a circa 130 mila persone. Fino a oggi, il dibattito in Europa sulla riconversione degli immobili destinati al culto si basava per lo più su considerazioni di mera opportunità e non tanto sulla intercambiabilità (o sovrapponibilità) delle fedi. Di recente, dopo la richiesta del rettore della grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, di usare le chiese vuote per adibirle al culto islamico, il vescovo di Pontoise aveva ammonito: “Con i simboli non si gioca. Le chiese sono luoghi sacri che, anche se non accolgono ogni giorno i credenti, non possono essere utilizzati per un altro scopo che non sia l’espressione della fede cristiana”. Alla compravendita delle chiese, insomma, c’è un limite, aveva tentato di dire il presule, mons. Stanislas Lalanne.

 

Ma neppure la comunità luterana tedesca è un monolite sulla questione: se l’ex pastore Michel Helge Adophsen aveva parlato di “pendio scivoloso” già ai tempi della vendita della chiesa al centro islamico al Nour, per il presidente della chiesa evangelica di Germania, Nikolaus Schneider, tutta la faccenda poteva essere definita come un “incidente” causata da una certa “impertinenza spirituale”.

 

Articolo aggiornato il 15 luglio alle ore 16.00

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.