La recensione preventiva di Vasile sulla serie tv di Boris Giuliano

Massimo Bordin
Non so come evolverà la serie tv Rai sul commissario Boris Giuliano, mentre scrivo è stata trasmessa solo la prima puntata e non mi è parsa malissimo, fatto salvo un aspetto che forse bisognerà approfondire domani.

Non so come evolverà la serie tv Rai sul commissario Boris Giuliano, mentre scrivo è stata trasmessa solo la prima puntata e non mi è parsa malissimo, fatto salvo un aspetto che forse bisognerà approfondire domani. Oggi però vorrei occuparmi di una recensione per così dire preventiva uscita sul sito remocontro.it e firmata da Vincenzo Vasile, giornalista dell’Unità ora in pensione, di cui ho grande stima anche se quasi mai mi trovo d’accordo con lui. Vasile, che all’epoca di quelle vicende scriveva da Palermo, parla del caso De Mauro, ampiamente trattato nel serial, e scrive: “I poliziotti fecero a gara con i carabinieri a imboccare piste sconclusionate. Una di esse – oggi può sembrare incredibile – puntava in chiave anticomunista allo stesso giornale nel quale Mauro lavorava”. Quel che conta è l’inciso.

 

Oggi non so, ma al processo, arrivato a sentenza in primo grado quattro anni fa, il pubblico ministero, dottore Ingroia, quella pista rossa, diciamo così, la prospettò fra i possibili moventi. Sostenne che non poteva essere esclusa. Dunque la speculazione anticomunista, per usare l’espressione di Vasile e al contrario di quello che scrive, è arrivata incredibilmente fino ai giorni nostri. Ma ancora più incredibile è che quel pm sia stato candidato pochi mesi dopo alla presidenza del Consiglio da una lista che raggruppava tutte le principali varietà di comunisti. Quanto alla serie tv, resta da capire come svilupperanno la storia di quella busta gialla che De Mauro, negli ultimi giorni, si portava sempre dietro. Anche in questo caso c’è un aspetto politico interessante.