A Capaci non è stata solo la mafia. Lo ripetono tutti, contro la logica

Massimo Bordin
Nell’anniversario della strage di Capaci, ieri come anche negli scorsi anni, si sono riprodotte le consuete dichiarazioni che caratterizzano ricorrenze del genere.

Nell’anniversario della strage di Capaci, ieri come anche negli scorsi anni, si sono riprodotte le consuete dichiarazioni che caratterizzano ricorrenze del genere. Esemplare da questo punto di vista ciò che ha detto il senatore Beppe Lumia, membro della commissione antimafia: “Siamo ancora lontani dalla verità è dalla individuazione delle responsabilità di alto livello". Malgrado tutti i processi fatti e i colpevoli condannati. Malgrado i magistrati inquirenti, che da un quarto di secolo ancora indagano, abbiano ammesso che non c’è uno straccio di prova sulla ipotesi dei cosiddetti mandanti esterni. Non fa nulla. Non può essere stata solo la mafia. Lo ripetono tutti, andando contro la logica e tutto quello che in 24 anni è stato accertato.

 

Se lo si fa notare si viene immediatamente bollati come complici del potere più oscuro e criminale e alla fine è umano stancarsi di vedersi assegnata una parte del genere. E viene la tentazione di prendere alla lettera le dichiarazioni, rilanciate ieri dal blog di Beppe Grillo, dell’autista del giudice Falcone. Sicuramente in buona fede, anche lui è sicuro che dietro la “manovalanza” mafiosa ci sia stata una mano politica. E individua un possibile movente nelle parole che Falcone gli disse pochi giorni prima di morire: “La mia nomina a super procuratore anti mafia è ormai cosa fatta”. Benissimo. La commissione antimafia indaghi, come chiede Grillo, e verifichi l’elenco di chi si opponeva a quella nomina, oltre ovviamente alla mafia. Ci troverà “magistratura democratica” (tranne Caselli), Luca Orlando e altri “insospettabili”. Ovviamente qui toccherà difenderli da una accusa simile.

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