“I genitori hanno il diritto di porre fine alla vita dei bambini disabili, prima e dopo la nascita”

L'intervista del filosofo Peter Singer al New Yorker: "Non mi pento delle idee che fecero tanto scandalo. Non c'è differenza fra aborto e infanticidio"

Giulio Meotti

“Quando la morte di un bambino disabile è perpetrata per la nascita di un altro bambino con migliori possibilità di una vita felice, il totale della felicità sarà più grande se il disabile viene ucciso”. “Se paragoniamo un nuovo nato deficiente a un cane, scopriremo che il non umano ha capacità superiori”. E ancora. “Pensare che la vita di un neonato abbia uno speciale valore perché è piccolo e grazioso è come pensare che un cucciolo di foca, con la sua soffice pelliccia bianca e i suoi occhioni tondi, meriti più protezione di un gorilla”. Nel 1997, Peter Singer, seguitissimo filosofo utilitarista e animalista, fu invitato a tenere una conferenza  in Svezia. Il cacciatore di criminali di guerra nazisti Simon Wiesenthal si rifiutò d’incontrarlo perché, disse, “è inaccettabile un professore di morale che giustifica l’uccisione di nuovi nati handicappati”. George Pell, all’epoca arcivescovo di Melbourne, dove Singer insegnava prima di arrivare a Princeton nel Massachusetts, lo definì “il ministro della propaganda di Erode”. Non c’è teoria filosofica che abbia scatenato più clamore di quella di Singer sul diritto di eliminare i bambini Down, emofiliaci o con la spina bifida

 


Il New Yorker, che lo definì il “filosofo più pericoloso al mondo”, ora torna a parlare con il bioeticista australiano, che non si è affatto pentito. “Le prime proteste pubbliche contro le mie opinioni sulla disabilità furono in Germania, a partire dal 1989”, racconta Singer. “Ci fu una doppia pagina sullo Spiegel con le foto dei camion che portavano gli ebrei nei campi di concentramento”. E’ pentito della ricezione dei media, ma non delle idee. “Sono dell’idea che i genitori di bambini nati con gravi disabilità dovrebbero avere la possibilità di porre fine alla loro vita, dopo la nascita o non appena la diagnosi è stata adeguatamente stabilita. Non è vero che sostengo l’eutanasia per i bambini disabili. Non è vero che penso che i bambini disabili debbano essere uccisi. Penso che i genitori dovrebbero avere questa opzione”. 

 


Dice che questa possibilità ormai esiste. “Ogni paese consente l’aborto quando c’è una diagnosi prenatale che ha dimostrato che c’è una disabilità. Non faccio distinzioni tra aborto e infanticidio. Coloro che pensano che vada bene che le donne abortiscano devono dimostrarmi  perché esiste una differenza  tra il feto prima della nascita e il neonato dopo la nascita”. In secondo luogo, dice Singer, “i genitori hanno la possibilità di ritirare il supporto vitale per un bambino con una disabilità”. 


Vent’anni fa, le idee di Singer apparvero come una provocazione nichilista. Prima della nascite, qualsiasi disabilità giustifica ormai il ricorso all’aborto. E ci sono paesi, come il Belgio, dove i genitori di un bambino di 11 anni affetto da fibrosi cistica hanno chiesto e ottenuto l’eutanasia. Durante un dibattito in Francia, l’arcivescovo di Parigi, monsignor Aupetit, al microfono di France Inter, ha evocato gli abusi che potrebbero derivare da una legge simile. Ha citato un caso in Belgio: “Mi hanno scritto per dirmi che i genitori stavano portando il loro bambino autistico a essere soppresso”. Erode è qui. Peter Singer si offende se si paragonano le sue idee sull’eutanasia a quelle nel Terzo Reich, ma poi al New Yorker dice: “Per gli animali, ogni giorno è Treblinka”. Lecito dunque anche il paragone fra la “dolce morte” che ha in mente per i bambini disabili e la Gnadentod nazista.
 

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.