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bandiera bianca

La vera ingiustizia dei test di medicina

Antonio Gurrado

A passare l'esame del semestre-filtro potrebbero essere poco più di cinquemila studenti su circa cinquantamila candidati, molti più degli aspiranti medici che riuscivano ad accedere negli anni precedenti. Forse la selezione che si è fatta fino allo scorso anno era troppo semplice

Corre voce che siano piuttosto basse le percentuali di superamento di alcuni esami caratterizzanti dopo il semestre-filtro nel primo anno di laurea in medicina. Secondo i dati riportati dal Corriere, ad esempio, pare che la percentuale di studenti in grado di passare l’esame di fisica si attesti su una quota attorno al 12 per cento su scala nazionale. Attenzione, non stiamo parlando di 30 e lode, bensì di gente in grado di prendere almeno 18, che in università è l’equivalente di saper scrivere il proprio nome. Com’è noto, questo semestre-filtro era stato introdotto per ovviare alle presunte ingiustizie del test di ingresso, che selezionava i futuri iscritti in base alla capacità di rispondere a quesiti in materia, fra l’altro, di scienze dure. Consentendo l’accesso a tutti indiscriminatamente, e garantendo loro di seguire un semestre di corsi fondamentali così da prepararsi in modo adeguato, la selezione sarebbe risultata non solo più trasparente ma anche più equilibrata, in quanto si sarebbe basata su esami svolti dopo le lezioni, anziché prima. Ebbene, sempre stando al Corriere, di questo passo il semestre filtro verrebbe superato da poco più di cinquemila studenti su circa cinquantamila candidati, a fronte di ventunmila posti messi a disposizione per iscriversi definitivamente a medicina nei vari atenei italiani. Quindi il test d’ingresso costituiva, in effetti, una selezione ingiusta: era troppo facile.

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