Ansa
Bandiera Bianca
La burocrazia è il nuovo porno
Con le nuove nome sull’identificazione online per i siti vietati ai minori non finiremo per perdere l’accesso, ma forse finiremo a eccitarci ogni volta che usiamo lo Spid
No, ieri non sono corso a controllare immediatamente se, per accedere a un sito porno, mi avrebbero domandato la carta d’identità o la data di rilascio del passaporto o la lettura dell’iride o l’impronta digitale, identificandomi al contempo con una domanda sul cognome da nubile di mia nonna, sulle quattro cifre centrali del numero di serie della mia automobile o sui sottomultipli della mia partita Iva. Ho appreso oggi che ai siti è stato concesso un massimo di tre mesi per allinearsi alla nuova normativa, quindi non lo faranno mai; meno male. Non temevo infatti che tutta questa manfrina per verificare se a quarantacinque anni siamo maggiorenni ci avrebbe tolto la voglia, smontando ogni velleità autoerotica al solo pensiero di dover, che so, inquadrare un QR code per ricevere il codice di accesso temporaneo a un cassetto virtuale che contiene un messaggio cifrato utile a rintracciare una mappa che conduce a una certificazione in carta bollata. Il mio timore è piuttosto che accada il contrario: che l’ineluttabile forza del destino induca noi italiani, man mano che sui siti zozzi vengono erti sbarramenti istituzionali, ad associare all’erotismo la trafila burocratica, finendo in preda a un’eccitazione pavloviana ogni volta che ricorriamo a metodi più o meno farraginosi di autoidentificazione per pagare la Tari, accedere a NoiPA, ritirare la tessera elettorale, prenotare una visita in ambulatorio; ricadendo in pensieri lubrici ogni volta che mettiamo mano allo Spid, alla Cie, al codice fiscale o alla tessera sanitaria. Come faremo, allora, come faremo?