Ansa

Bandiera Bianca

Studiare aiuta a disfarsi del presente e a gettare uno sguardo sul mondo

Antonio Gurrado

L’interesse per l’attualità perde ogni peso quando ci si misura con lo studio e con le questioni eterne: oggi nessuno ricorda di preciso chi governasse la Russia quando Dostoevskij scriveva “Delitto e castigo”. Riflessioni a margine del nuovo libro di Paolo Nori

Il nuovo libro di Paolo Nori (“Non è colpa dello specchio se le facce sono storte”, Utet), non è tanto una strenua difesa della Russia, benché il sottotitolo reciti “Diario di un filorusso”, quanto piuttosto una difesa ancor più strenua dello studio. È lo studio, infatti, che costituisce il principale strumento di libertà: studiando – così come Nori, dall’università in poi, ha studiato e analizzato e tradotto la letteratura russa – non siamo sottoposti ad alcun condizionamento se non il nostro interesse, nessun ostacolo si frappone fra la nostra testa e il cielo delle idee e della bellezza. Studiando, soprattutto, non c’è nessun motivo di leggere le cronache, o guardare i tg, o avvelenarsi con la politica, o compulsare il social network, o invadere nazioni confinanti, poiché l’interesse per l’attualità perde ogni peso quando ci si misura con questioni eterne. Giustamente, Nori fa notare che oggi nessuno ricorda di preciso chi governasse la Russia quando Dostoevskij scriveva “Delitto e castigo”; per quale ragione dovrebbe essere così importante chi governi la Russia adesso, mentre chissà quali scrittori stanno scrivendo chissà cosa? Perché leggere la letteratura russa dovrebbe diventare un referendum pro o contro Putin? Studiare rende liberi nella misura in cui induce a disfarsi del presente in favore di uno sguardo sul mondo non mediato dalle contingenze del tempo. Se invece studiamo concentrandoci in modo miope su cosa non va al giorno d’oggi, e su come possiamo mostrarci impegnati a renderlo migliore, stiamo correndo felici verso le nostre catene.

Di più su questi argomenti: