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Bandiera bianca
Cari americani, non serve spendere soldi in ricerca. Basta un referendum
Negli Stati Uniti si propone di stanziare fondi dei contribuenti per studiare le radici psicologiche delle contestazioni verso Trump. Per una volta gli italiani sono un passo avanti: lo facciamo già da anni organizzando consultazioni popolari
Due parlamentari repubblicani, uno dell’Ohio e uno dell’Alabama, hanno proposto di stanziare soldi dei contribuenti per studiare la Trump Derangement Syndrome, ossia le radici psicologiche dell’ostilità estrema nei confronti del presidente americano. L’idea è balzana e suona come un’implicita illazione sullo scarso equilibrio psichico degli oppositori, una scorciatoia per sottintendere che chiunque contesti il governo è matto; tant’è vero che lo stesso Trump, qualche giorno, fa ha insinuato che lo stesso Musk potesse esserne affetto. A difesa della proposta, va tuttavia ammesso che, come gli stessi parlamentari repubblicani hanno fatto notare, studiare un fenomeno di massa, da cui consegue una profonda spaccatura della società americana, ha senso almeno quanto usare fondi pubblici per scoprire gli effetti della metanfetamina sui gatti o vedere come si regolano le scimmie quando devono scommettere per vincere un bicchiere d’acqua.
Il dibattito ora si sposta sulla questione finanziaria: per i sostenitori di Trump la legge non avrebbe impatto economico, in quanto utilizzerebbe fondi già allocati ai National Institutes of Health; per gli oppositori causerebbe invece un danno, sottraendo denaro alle altre ricerche. Vedremo. Intanto, per una volta, noi italiani possiamo vantarci di essere più progrediti degli americani. È infatti ormai da decenni che noi, allo scopo di indagare in modo approfondito sulle radici psicologiche dell’ostilità al governo in carica, spendiamo i soldi dei contribuenti per indire referendum.