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Bandiera bianca
Le milanesi di oggi non sono più quelle del 1962
Bisognerebbe riscrivere il libro di Giuseppe Marotta e tararlo sulla Milano di oggi. A patto di lasciare immutate quelle righe che ci fanno comprendere tutto l’astio che la nazione ha nei confronti dell’unica città non italiana d’Italia
Piccolo prontuario di libri benefici, mentre un malanno epocale cerca di anticipare il conseguimento della mia gloria postuma. Tre: non mi sorprende sia difficile trovare in giro “Le milanesi” di Giuseppe Marotta, che Bompiani pubblicò nel 1962 (lo stesso anno in cui uscirono “Il giardino dei Finzi Contini” di Bassani, “Il maestro di Vigevano” di Mastronardi e “La vita agra” di Bianciardi: erano tempi in cui gli scrittori italiani scrivevano). Possiedo la prima edizione, ma l’ultima di cui trovi traccia online è una Bur di una ventina d’anni fa. Forse è passato di moda; in effetti, le milanesi di oggi non sono più balie calabresi trapiantate, trentanovenni che si sentono passate, madame benefiche che fanno l’elemosina ma poi chiedono indietro i soldi, vedove che onorano la memoria del marito lavorando mentre vegliano il cadavere, donne che non hanno il coraggio di usare la propria bellezza “come un vessillo, come un’arma”.
Forse bisognerebbe riscriverlo, ecco (magari, se sopravvivo), aggiornandolo racconto dopo racconto per tararlo sulle milanesi di oggi. A patto però di lasciare immutate queste righe: “Con le pietre e con l’aria di Milano, bisogna fervidamente e assiduamente collaborare: nababbo o spiantato, ognuno a suo modo, rimpiazzando quello che vede con quello che prova e che ama, il milanese ingentilisce e agghinda Milano”; un capoverso che vale da solo un intero salva-Milano, che spiega il senso di questo luogo e, forse, serve a comprendere l’astio della nazione nei confronti dell’unica città non italiana d’Italia.